In Olanda entra in vigore da oggi un provvedimento del ministero per le Infrastrutture e la Gestione delle Acque che prevede requisiti tecnici più rigorosi per le navi che ha «gravi conseguenze per Sea-Watch e per le altre Ong che operano navi battenti bandiera» Paesi Bassi. Lo afferma, in una nota, la Ong tedesca la cui nave «dopo aver completato la manutenzione e aver superato con successo, lo scorso 15 marzo, l’ennesima ispezione, era pronta per tornare in area Sar». «Questo intervento, attuato frettolosamente e senza lasciare un periodo di transizione a Sea-Watch - si legge nella nota - mostra la volontà del governo di impedire alla società civile di svolgere le loro operazioni di soccorso. Rivelata dalla Freedom of information act, la comunicazione interna tra i ministeri olandesi mostra come i timori per la sicurezza non siano mai stati la ragione di questa modifica, che pare piuttosto in linea con la strategia degli Stati membri Eu di ostacolare la ricerca e il salvataggio civile in mare». L’Ong tedesca rende noto che «fino a quando il governo olandese non avrà garanzia del rispetto dei requisiti tecnici più rigorosi previsti dal nuovo codice, Sea-Watch è costretta a sospendere la sua missione e sarà sottoposta - sostiene - a nuovi pretestuosi processi normativi». «È inaccettabile - afferma Johannes Bayer, presidente di Sea-Watch - che lo Stato di bandiera cerchi di minare il nostro lavoro mentre dimostriamo costantemente di avere una nave perfettamente equipaggiata, che supera gli standard di sicurezza obbligatori, come per altro confermato dallo stesso ispettorato 'Leefomgeving en Transport' la scorsa estate, in occasione del fermo arbitrario nel porto maltese di La Valletta». «Il ministero - aggiunge - sostiene di avere 'preoccupazioni per la sicurezzà delle persone che Sea Watch soccorre e ospita a bordo in attesa dell’assegnazione di un porto sicuro. Non possiamo essere ritenuti responsabili delle situazioni disumane di stallo in mare, deliberatamente create dagli Stati membri. Bloccare la nostra nave giustificandolo con timori di 'sicurezza' è un argomento fondamentalmente illogico quando l’alternativa è che le persone siano lasciate affogare». «Trattenere i naufraghi a bordo delle navi di soccorso per lunghi periodi di tempo - conclude Bayer - costituisce una violazione del diritto internazionale del mare, che i governi stanno traducendo in una responsabilità impropria di Sea Watch o di qualsiasi altra nave fornisca assistenza a persone in pericolo. È obbligo delle autorità che coordinano il soccorso fornire un porto sicuro senza ritardo" L’Ong sottolinea che «sebbene l’introduzione di questa nuova policy non sia confacente al genere di operazioni che svolgiamo, Sea Watch continuerà ad essere in grado e a voler garantire alti standard di sicurezza a bordo e la conformità di tutte le certificazioni necessarie» e chiede al governo olandese di "procedere utilizzando i canali appropriati per una modifica legislativa relativa alle navi classificate come la nostra». «Sea-Watch - conclude la nota della Ong tedesca - pone in discussione la legittimità di questo processo e le motivazioni di fondo dell’Olanda».