Il mercantile El Hiblu 1, una nave cisterna, con circa 120 migranti soccorsi a bordo che avrebbero - secondo quanto comunicato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini - obbligato l'equipaggio a dirigersi verso nord quando erano arrivati in prossimità di Tripoli, è entrato in acque ricerca e soccorso (Sar) maltesi. Le condizioni meteo non sono buone e ci vorranno ancora alcune ore di navigazione - a quanto si apprende - per capire se il mercantile si dirigerà verso Malta o verso Lampedusa.
La conferma dell'ingresso in acque maltesi è arrivata da La Valletta, che - come riporta il Corriere - ha annunciato l'invio di unità navali militari nei confini di propria competenza per non consentire l'ingresso della nave. Nell’ultima comunicazione - riporta sempre il Corriere - il comandante di El Hiblu 1 ha detto di essere sotto un attacco di pirateria.
«Poveri naufraghi che dirottano il mercantile che li ha salvati perché vogliono decidere la rotta della crociera» ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in diretta Facebook. «Io dico ai pirati: l'Italia scordatevela. Questa è la dimostrazione più evidente che non si tratta di un’operazione di soccorso ma un traffico criminale di esseri umani che arriva addirittura a dirottare un’imbarcazione privata. Le acque italiane sono precluse ai criminali».
«Alla El Hiblu 1 deve essere immediatamente assegnato un porto sicuro in un paese europeo dove alle persone salvate siano garantiti i diritti umani fondamentali», scrive su Twitter l’ong Mediterranea. «Mediterranea Saving Humans sta monitorando, minuto per minuto, il caso della nave mercantile 'El Hiblu 1', petroliera di proprietà turca e battente bandiera di Palau, che ha fatto rotta verso Nord dopo aver salvato in mare 108 persone fuggite dai campi di concentramento libici, in cerca di rifugio sulle coste europee», si legge in un comunicato della Ong.
«L'articolo 33 della Convenzione di Ginevra parla chiaro - prosegue la nota di Mediterranea -: 'Nessuno Stato contraente espellerà o respingerà in qualsiasi modo un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate. I governi che si oppongono a questo salvataggio e pretendono che la nave consegni i naufraghi in un porto libico, compiono un reato oltre che un atto disumano. Facciamo appello alle istituzioni europee perché non voltino la testa da un’altra parte e aiutino le persone in fuga dai campi di concentramento libici».
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