Il leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidò afferma che chiederà alla comunità internazionale di mantenere "tutte le opzioni aperte" nella lotta per cacciare il presidente Nicolas Maduro. L'appello di Guaidò arriva dopo una turbolenta giornata in cui una campagna di aiuti umanitari sostenuta dagli Stati Uniti da inviare in Venezuela ha incontrato una forte resistenza da parte delle forze di sicurezza, che hanno sparato lacrimogeni sui manifestanti lasciando almeno due morti e circa 300 feriti. Ieri sera il leader dell'opposizione proclamatosi presidente ad interim ha twittato: "Gli eventi di oggi mi hanno obbligato a prendere una decisione: proporre in modo formale alla comunità internazionale di mantenere tutte le opzioni disponibili per liberare questo Paese, che lotta e continuerà a lottare". Intanto, gli unici due camion con aiuti umanitari che avevano varcato oggi il confine fra il Brasile e il Venezuela - senza però addentrarsi in territorio venezuelano, a causa di un posto di blocco della Guardia Nazionale - sono ritornati in territorio brasiliano, a causa della situazione di violenza creatasi nello Stato venezuelano di Bolivar. Lo hanno reso noto fonti locali da Pacaraima, nello stato brasiliano di Roraima - dove è stata depositata l'assistenza umanitaria per il Venezuela raccolta in Brasile -, citate dai media locali. Almeno tre camion carichi di aiuti umanitari, che erano riusciti ad entrare nel territorio venezuelano attraverso la città di Urena, nello stato di Tachira, al confine con la Colombia, sarebbero stati bruciati dai membri della Polizia nazionale bolivariana (Pnb): lo ha reso noto Gaby Arellano, deputato dell'Assemblea nazionale di Caracas, controllata dall'opposizione. Intanto sono diventati 23 i membri delle forze dell'ordine venezuelane che oggi hanno disertato il governo del presidente in carica, Nicolas Maduro, sconfinando in Colombia: lo ha reso noto l'agenzia governativa Migracion Colombia.