«Basta con stupide guerre politiche e con queste indagini ridicole e di parte. No alla vendetta e alla resistenza, bisogna scegliere la strada della grandezza». Il messaggio di Donald Trump al Congresso più chiaro di così non potrebbe essere.
I democratici hanno riconquistato la maggioranza alla Camera ed evocano scenari da impeachment, così il presidente americano nel discorso sullo stato dell’Unione avverte come è proprio questa caccia alle streghe che rischia di bloccare il Paese. E l’America ha invece bisogno di pacificazione. È questa per il tycoon la premessa per provare a trovare un terreno di dialogo comune, anche se la padrona di casa della serata, la speaker della Camera Nancy Pelosi, in questa fase l'avversaria più agguerrita del tycoon, alza gli occhi al cielo e lancia espressioni che non lasciano presagire nulla di buono.
L'appello del presidente non la convince più di tanto, come non convince l’ala democratica dell’aula della Camera dove spicca la macchia delle parlamentari donne vestite tutte di bianco, in segno di solidarietà per i diritti di genere. «La mia agenda non è un’agenda repubblicana o democratica - afferma Trump - ma è l'agenda del popolo americano. E insieme possiamo spezzare decenni di stallo politico, superare le vecchie divisioni, curare le vecchie ferite, costruire nuove coalizioni, forgiare nuove soluzioni e sbloccare il futuro dell’America. La decisione è solo nelle nostre mani».
Chiaro il riferimento anche alla scadenza del 15 febbraio, quando senza un accordo complessivo sulla sicurezza al confine col Messico il rischio è quello di un nuovo shutdown. Ma Trump - che ha lavorato fino all’ultimo al testo lamentandosi coi suoi ghostwriter per essere stati troppo morbidi verso gli avversari politici - non cede sul muro: «Sarà costruito», ribadisce con forza, «perchè - insiste - abbiamo il dovere morale di creare un sistema immigratorio che protegga le vite e il lavoro dei nostri cittadini. Il muro salva vite e rende l’America più sicura».
Alle sue spalle Pelosi ancora una volta scuote la testa, così come alcuni dei futuri sfidanti del tycoon le 2020, a partire dalla senatrice Kamala Harris. E quando Trump parla di «terribile invasione in arrivo» in aula si leva anche qualche risatina, come all’inizio del discorso dove a generare ilarità è la cravatta storta sotto la giacca del presidente, che scatena anche l’ironia sui social: «Fix the Tie!», aggiustategliela, «qualcuno glielo dica».
Trump difende poi la sue scelte di politica estera, soprattutto dopo che il Senato con il voto dei repubblicani ribelli ha votato contro il ritiro da Siria e Afghanistan prima della sconfitta definitiva di al Qaida e dell’Isis: «Basta guerre senza fine».
Quindi arriva l’annuncio ufficiale del secondo storico summit con il leader nordcoreano Kim Jong un: «Sarà il 27 e 28 febbraio in Vietnam», afferma, spiegando come "senza di me oggi saremmo in guerra». L’unico momento realmente bipartisan della serata quando il tycoon si congratula col numero record di parlamentari donne nel nuovo Congresso: qui scatta la standing ovation anche da parte delle democratiche, compresa la rivale Pelosi.
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