Sì all’educazione sessuale nelle scuole; no invece al celibato facoltativo per i sacerdoti. Papa Francesco, dopo il bagno di entusiasmo con i giovani della Gmg, a Panama, ha incontrato la stampa e ha parlato a tutto campo in una lunga intervista sul volo che lo ha riportato a Roma. «Mi terrorizza la violenza, temo uno spargimento di sangue»: così è tornato a sottolineare la difficile situazione in Venezuela per la quale auspica «una soluzione giusta e pacifica». Il Vaticano non può seguire le prese di posizione in ordine sparso della comunità internazionale, «farei danni» dice il Papa, ma auspica che «si mettano d’accordo e chiedano aiuto» per una mediazione necessaria che possa evitare disordini e violenze. Dagli scenari geopolitici alla vita della Chiesa. Papa Francesco chiude le porte a una possibile 'scelta' dei sacerdoti sul celibato: «Io non lo farò». «Sono chiuso? Forse. Non sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione». Il Papa ha parlato però di «qualche possibilità» dove «c'è il problema pastorale per la mancanza di sacerdoti» e ha fatto come esempio le isole del Pacifico. Ma non con un’ordinazione sacerdotale piena, «i teologi devono studiare» la questione, quella dei cosiddetti 'viri probati', anziani sposati, ritenuti in grado di amministrare alcuni sacramenti in assenza di sacerdoti. Porte aperte invece all’educazione sessuale nelle scuole perché «il sesso è un dono di Dio, non un mostro». Ma Francesco sottolinea che l’educazione sul sesso deve essere libera da "colonizzazioni ideologiche». E al proposito commenta: «Ho visto qualche libro sporco». Sul summit convocato in Vaticano per affrontare la piaga della pedofilia spiega che gli obiettivi sono «far prendere coscienza del dramma» e indicare protocolli, prassi. Ma sarà anche un’occasione «per chiedere perdono per tutta la Chiesa». Il Pontefice parla anche di aspettative eccessive, «gonfiate», rispetto all’appuntamento di fine febbraio con i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo perché «il problema degli abusi continuerà, è un problema umano, ma umano dappertutto». Parole di entusiasmo poi per le giornate vissute con i giovani a Panama. «Il termometro per capire» se si è soddisfatti di quanto fatto «è la stanchezza e io sono distrutto», ha confidato. Tra i temi risuonati alla Giornata Mondiale della Gioventù c'è stato anche quello dei migranti e Francesco ha sottolineato "la mancanza di memoria» di tanti Paesi che sono fondati sulla presenza di migranti. «In Argentina siamo tutti migranti» e così è anche negli Stati Uniti. Chiede di affrontare la questione, che è «complessa», «senza pregiudizi». Ribadisce che l’Italia è stata «generosa» nell’accogliere. E poi sottolinea che la politica deve praticare la solidarietà ma anche «la prudenza» perché se si accoglie occorre anche dare poi la possibilità di integrarsi. Quindi un appello all’Europa perché aiuti i Paesi poveri da dove i migranti partono. «L'Europa è capace di farlo». Il Papa ha parlato anche della vita della Chiesa, a volte incapace di dare testimonianza ai giovani: «Io ho paura dei cattolici che si dicono perfetti», che «vanno a messa tutte le domeniche e poi non pagano la tredicesima» alle persone che lavorano per loro. Infine il dramma dell’aborto: Dio «perdona sempre» ma le donne che hanno fatto questa scelta non hanno solo bisogno di misericordia ma anche di riconciliarsi con quel bambino che non hanno voluto. «Io consiglio quando hanno questa angoscia: 'Tuo figlio è in cielo, parla con lui. Cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli'».