Mercoledì 18 Dicembre 2024

Nuova allerta tsunami per l'Indonesia, le autorità temono una nuova ecatombe

L'Indonesia teme un nuovo tsunami, come una spada di Damocle. L'attività esplosiva del vulcano Anak Krakatoa continua senza sosta e fa prevedere un nuovo crollo dei fianchi del cratere. Le autorità, a 14 anni esatti dall'ecatombe di Santo Stefano del 2004, hanno diramato un Sos, invitando la gente che abita attorno allo stretto della Sonda di allontanarsi da un minimo di 500 metri a un chilometro dalla riva. Il tutto mentre il bilancio del disastro di sabato cresce - per ora fermo a 429 morti accertati, quasi tutti in provincia di Banten, quasi 1.500 feriti e circa 130 dispersi - e l'agenzia per le emergenze conta anche 16.086 sfollati. E mentre soccorsi e aiuti faticano a raggiungere sopravvissuti e bisognosi in mezzo alla distruzione lasciata dall'onda assassina di sabato scorso sotto una pioggia scrosciante e senza sosta che complica tutto, provocando anche allagamenti. Alle 2.40 di notte (le 8.30 italiane) molta gente che abita le zone costiere colpite quattro giorni fa, in particolare a Sumur, è stata svegliata da forti boati del vulcano e si è precipitata su terreni elevati. Il servizio Meteorologico e Geosismico di Giakarta, ha spiegato sta monitorando l'attività del "Figlio del Krakatoa", misurandone i tremori, nel timore che la violenza di fuoriuscita dei gas possa sbriciolare in mare il cono vulcanico, sottoposto a incredibile pressione dall'interno, spostando una massa d'acqua superiore a quella del 22 dicembre, che fu movimentata da uno smottamento tutto sommato relativamente limitato. Le isolette, anche quelle più remote, dello stretto della Sonda sono state evacuate nelle ultime ore, ma il grosso della popolazione, terrorizzata, si concentra fra la costa sud di Sumatra e quella nord di Giava, separate dal travagliato braccio di mare. I soccorritori - militari e volontari - stanno ancora cercando sopravvissuti, in corsa contro tempo e meteorologia, anche con l'ausilio di droni da ricognizione e di cani. I droni contribuiscono anche a formare il quadro della situazione logistica e della distruzione. La pioggia torrenziale di queste ore sta rallentando tanto i soccorsi quanto gli aiuti, con cibo, acqua potabile, coperte e medicinali che faticano ad arrivare alle zone colpite. Parte degli oltre 16.000 sfollati (quasi 900 le case distrutte) dorme in tende, ma l'Unicef denuncia che "molte persone dormono ancora per strada, altre presso le abitazioni di amici o parenti dei villaggi vicini". "Siamo estremamente preoccupati per la situazione dei bambini che hanno bisogno di tutto, dall'assistenza psicologica alle cure mediche. Molti di essi sono stati separati dai genitori", scrive l'agenzia dell'Onu per l'infanzia.

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