"La Libia è un Paese amico, a cui siamo legati da vincoli antichi di amicizia, di cooperazione economica e legami culturali, ci sentiamo responsabili nell’offrire un contributo" alla stabilizzazione. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa a Palermo dopo la Conferenza internazionale per la Libia. "Noi siamo qui, vi seguiamo con attenzione, siamo disponibili ad aiutarvi per quanto ci chiederete", ha proseguito il premier italiano. "Faccio il primo ministro, non l’analista politico, lascio giudicare a voi se la Conferenza è stata un successo o meno. Non vogliamo che la comunità internazionale interferisca, i libici devono essere artefici del loro destino. Se il metro del successo è dire 'Oggi abbiamo risolto tutti i problemi della Libia', allora è stato un insuccesso". "Il governo non ha pensato come una vetrina internazionale questo incontro - ha sottolineato Conte -. Non ci siamo profusi in questa organizzazione per una photo opportunity ma perché vogliamo dare un contributo come paese all’iniziativa intrapresa dalle nazioni unite. Andiamo via da Palermo, ma portiamo con noi il sentimento di fiducia per una prospettiva di stabilizzazione della Libia. Non vogliamo illuderci, ma riteniamo che siano state poste delle basi importanti". Sulla presenza di Haftar: "Quando l’ho incontrato a Roma, Haftar mi aveva dato la sua parola d’onore che sarebbe venuto a questa Conferenza. Io non ho mai avuto dubbi nei giorni scorsi, sono sempre stato convinto che venisse e mi ha confermato di saper mantenere la sua parola". Sulla Turchia, che ha detto di essere andata via da Palermo "delusa", il premier ha commentato: "Mi è dispiaciuto che la Turchia con la sua delegazione si sia allontanata - ha spiegato Conte -. Non ce l’hanno affatto con l'Italia se leggete bene il comunicato, e non ha inficiato sul clima dell’incontro. Fare coinvolgere a Palermo 30 Paesi sullo scenario libico vuole dire esporre questo incontro a quale particolare sensibilità o fibrillazione. Mi è dispiaciuto personalmente, ma dobbiamo accettare che ci siano queste particolari sensibilità".