Una maxi-manovra per dare impulso all’economia, creare nuovi posti di lavoro e rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie: malgrado una crescita meno brillante del previsto (1,7% contro l’1,9% stimato inizialmente), la Francia di Emmanuel Macron - in forte crisi di popolarità dopo un primo anno a gonfie vele - cerca di invertire la rotta con un taglio delle tasse pari a 24,8 miliardi di euro.
Per finanziare la misura, nonostante i tagli annunciati a diversi ministeri, il deficit pubblico del Paese dovrebbe aumentare dal 2,6% del Pil di quest’anno al 2,8% l’anno prossimo (98,7 miliardi di euro), comunque sotto al 3% previsto dai patti Ue. «Saremo sotto al 3% per il terzo anno consecutivo - ha tenuto a sottolineare il portavoce del governo Benjamin Griveaux - non accadeva dal 2000».
Da parte sua, il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, ha spiegato che «l'obiettivo di lungo termine di questa manovra è costruire una nuova prosperità a beneficio di tutti i francesi e di tutti i territori». «Questa prosperità - ha aggiunto - non deve basarsi su più spesa pubblica e più tasse ma su una maggiore creazione di valore». Presentando il cosiddetto Plf ai cronisti, il titolare di Bercy ha quindi garantito che le promesse fatte dal governo a contribuenti e imprenditori verranno «mantenute».
Nel dettaglio, le tasse sulle famiglie saranno ridotte di 6 miliardi di euro (nonostante un aumento delle accise su carburante e tabacco stimato a 2,3 miliardi), quelle alle aziende di 18,8 miliardi. Totale? Quasi 25 miliardi di tasse in meno. Il ministro dei Conti Pubblici, Gérald Darmanin, plaude al «più grande taglio delle tasse per le famiglie dal 2008». Una maxi-manovra che, ne è convinto, darà più ossigeno ai cittadini, anche grazie alla nuova progressiva riduzione della tassa sull'abitazione (-3,8 miliardi di euro il prossimo anno).
Decisamente meno entusiasta, l’opposizione liquida invece la manovra come «un’operazione mediatica». Per il segretario socialista Olivier Faure, il governo «dà con una mano per recuperare con l’altra». «Il problema è che quanto percepiscono i francesi non corrisponde alle cifre del governo», deplora il repubblicano (nonché presidente della Commissione Finanze all’Assemblea Nazionale) Eric Woerth, puntando il dito contro questa seconda finanziaria del quinquennato Macron, a suo avviso «disordinata».
Mentre l’Osservatorio francese per la congiuntura economica, un think tank vicino alla gauche, lascia intendere che Parigi «gonfia» le cifre, ritoccando nettamente al ribasso l'aumento reale del potere d’acquisto, dai 6 miliardi stimati
dall’esecutivo ad appena 3,5 miliardi.
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