Nuovo braccio di ferro tra Italia e Malta in tema di migranti, con 190 persone soccorse dalla Guardia Costiera italiana, che chiede al governo di Malta un porto sicuro e La Valletta che risponde di no. Tutto questo mentre il Viminale si interroga sul perché non sia stato informato dell’operazione di soccorso. I 190 naufraghi sono stati caricati la scorsa notte a bordo della nave Diciotti, delle capitanerie di Porto, che si trova ora tra acque maltesi e italiane in attesa di istruzioni sul da farsi. I migranti, secondo la guardia costiera italiana, erano su barcone con il motore in avaria e con infiltrazioni di acqua a bordo e sono stati soccorsi dalla nave delle Capitanerie di porto: tra le persone messe in salvo, ne sono state evacuate 13, cioè quelle bisognose di cure mediche e i loro loro familiari. A coordinare i soccorsi, avvenuti nell’area Sar maltese, sono state le autorità della Valletta. Per questo ora il Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo di Roma chiede a Malta un porto dove sbarcare. Ma la risposta è negativa. «L'Italia non ha appigli legali per chiedere» a Malta «di fornire un porto sicuro per questo ultimo caso», scrive il governo maltese. «Il porto sicuro più vicino è Lampedusa», sottolinea il governo maltese nella nota pubblicata dal ministro degli Interni Michael Farrugia, secondo cui il barcone di migranti, «che procedeva nella navigazione senza dare segnali di difficoltà», «ha rifiutato l’aiuto della Marina maltese, che stava monitorando l’imbarcazione lungo il suo tragitto all’interno della zona di 'Search and Rescue' (Sar) maltese, insistendo di voler proseguire il viaggio verso la sua destinazione finale, cioè l’Italia». «Stranamente - prosegue la nota - il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma non ha mostrato alcun interesse per la sicurezza dei migranti quando il barcone si trovava nella zona di 'Search and rescue' della Libia e non ha fornito assistenza tra una zona Sar e un’altra». Il comunicato è accompagnato da una cartina che mostra il luogo del recupero dei migranti, distante circa 16 miglia nautiche da Lampedusa e oltre 76 da Malta. Opposta la versione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Quel barcone è stato «bellamente ignorato», anzi è stato «accompagnato verso le acque italiane, dalle autorità maltesi», ha tuonato il vicepremier. «I maltesi ieri avevano assunto la responsabilità di un intervento in aiuto di un barcone con 170 immigrati a bordo, come giusto, all’interno delle loro acque, e una loro imbarcazione (la P52) era giunta in zona, ma senza prestare alcun soccorso. I maltesi hanno quindi 'accompagnato' il barcone verso le acque italiane, e una nave della Capitaneria di Porto italiana, senza che al Viminale ne fossimo informati, ha imbarcato gli immigrati mentre ancora si trovavano in acque maltesi, per dirigersi verso l’Italia. Ho chiesto che la nave italiana contatti le autorità maltesi, nelle cui acque è avvenuto il soccorso, perché mettano a disposizione un porto per lo sbarco». Dunque un nuovo caso politico-diplomatico, proprio quando ieri si pensava ad una situazione di distensione, con il governo di Malta che sottolineava come «in seguito all’annuncio di un’azione di cooperazione congiunta tra cinque Stati membri per ridistribuire tutti gli immigrati a bordo dell’Aquarius (la nave della ong approdata ieri a La Valletta - ndr), il governo italiano ha contattato il governo maltese per partecipare all’iniziativa», accogliendo una quota di una ventina di migranti.