Domenica 17 Novembre 2024

Pena di morte, il Nebraska "sfida" il Papa: prima esecuzione dopo 21 anni

Il Nebraska sfida il Papa sulla pena capitale: dopo l’annuncio del Pontefice che ieri l’aveva dichiarata «inammissibile» in tutti i casi, il governatore Pete Ricketts, lui stesso un cattolico, si prepara a dare luce verde alla prima esecuzione nel suo stato in 21 anni. Ricketts, un repubblicano che nel 2016 attinse alla sua fortuna di famiglia per finanziare un referendum che ristabilì la pena di morte revocata l’anno prima dal Parlamento statale, ha espresso «rispetto» per la posizione del Papa, ma aggiunto che le esecuzioni restano «espressione della volontà del popolo e della legge del Nebraska». Il governatore ha definito il boia "uno strumento importante per proteggere la sicurezza pubblica" e dichiarato che «lo stato continuerà a eseguire le pene ordinate dai nostri tribunali». Via libera dunque all’iniezione letale, fissata il 14 agosto, di Carey Dean Moore, condannato per omicidio di due tassisti nel 1979, e da ben 38 anni nel braccio della morte. E’ dal 1997 che il Nebraska non mette più a morte un detenuto: l’ultima volta fu con la sedia elettrica. Stavolta lo stato userà un cocktail di quattro farmaci tra cui il fentanyl, il potente oppiaceo sintetico al centro dell’emergenza stupefacenti, che peraltro non è mai stato testato in una esecuzione. Contro Ricketts si sono intanto schierati i vescovi cattolici chiedendo ai fedeli di contattare le autorità per fermare la mano del boia: «La pena di morte - hanno dichiarato - non è più necessaria o moralmente giustificata in Nebraska». Nel 2015 le esecuzioni erano state al centro del dibattito politico. Il Parlamento statale aveva abolito la pena di morte rovesciando grazie a una inedita coalizione di democratici e repubblicani, il veto del governatore. Il voto aveva fatto del Nebraska il primo stato controllato da repubblicani ad abolire la pena capitale dopo il North Dakota nel 1979. Ma la pausa era durata poco: l’anno dopo, anche grazie al sostegno di Ricketts, il 60 per cento degli elettori aveva revocato il bando per referendum.

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