E’ l’ultima frontiera tra l'accordo per un addio ordinato e un 'no deal' sulla Brexit. Il confine tra Belfast e Dublino, e presto tra Gran Bretagna e Ue, sembra essere però sempre più invalicabile, lo scoglio su cui i negoziati restano bloccati. «Proposte inaccettabili», ha infatti bocciato la premier britannica Theresa May quelle avanzate da Bruxelles per assicurare un passaggio soft, mentre il capo negoziatore Ue Michel Barnier invita a trovare «soluzioni praticabili» aprendo a discussioni con Londra, ma avvertendo che le preparazioni sono in corso «per tutti gli scenari, anche quello di un mancato accordo». Senza contare, tra l’altro, le domande che apre il White Paper per il post-Brexit, mentre la sterlina crolla ai minimi storici sull'euro, sotto la parità. «E' tempo che l’Ue risponda e non resti semplicemente aggrappata alle posizioni precedenti, dimostratesi impraticabili, ma le faccia evolvere», ha attaccato May proprio da Belfast, dove è in visita per due giorni. La premier ha ribadito da parte sua l’impegno a una frontiera aperta tra Irlanda del Nord e Irlanda, assicurando che sarebbe «quasi inconcepibile» il contrario. Ma non alle condizioni proposte da Bruxelles che chiede un 'backstop', ovvero un paracadute temporaneo che garantisca l’allineamento delle norme fra Irlanda e Irlanda del Nord in attesa di una soluzione definitiva o di un mancato accordo. Il governo britannico, ha fatto la voce grossa la premier, non lo accetterà «mai». Secca la risposta di Dublino: Londra ha «l'obbligo di sottoporre una proposta alternativa realizzabile e legalmente sostenibile che garantisca lo stesso risultato», ovvero «nessuna infrastruttura di confine», ha avvertito il ministro degli Esteri Simon Coveney. A Bruxelles, anche se c'è un’apertura a una discussione sul backstop, le linee rosse restano immutate: «Non possiamo rischiare di indebolire per un Paese che sarà fuori dall’Ue il nostro asset maggiore, il mercato interno, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico. Non negozieremo su questo», avverte Barnier. «Siamo aperti a qualsiasi soluzione purché fattibile e trasformabile in un testo legale», per cui, ha concesso il capo negoziatore Ue, «serve un backstop, che non necessariamente deve essere il nostro backstop. Ci possiamo lavorare e migliorare la proposta». Da qui l’invito di Barnier a "sdrammatizzare» la questione, dato che si tratta «di merci, per proteggere imprese e consumatori": una lista di aspetti tecnici (controlli fitosanitari, veterinari, e così via) nota da tempo, a cui deve essere trovata una soluzione altrettanto tecnica per garantire la libera circolazione dei prodotti tra Irlanda e Irlanda del Nord. Come già si fa, per altro, per le merci che arrivano da fuori Ue e che vengono immesse nel mercato interno. Per Bruxelles è quindi una questione forse più di volontà politica che di complessità. «Non abbiamo bisogno di più tempo, ma serve più scelta, più decisione e chiarezza, dobbiamo dare una certezza giuridica», ha avvertito Barnier. Anche perché ci sono poi da affrontare la «serie di domande che solleva» il Libro Bianco sul futuro, dopo l’addio su cui ancora manca l'intesa: se le richieste di Londra siano fattibili, compatibili con i paletti dei 27 e, soprattutto, se vadano nell’interesse dell’Ue.