Hamas ed Israele sono tornati oggi in rotta di collisione al termine di una giornata in cui l'aviazione israeliana ha colpito a ripetizione «obiettivi terroristici» a Gaza, provocando la morte di due ragazzi, e dalla Striscia sono stati lanciati oltre cento razzi verso località israeliane, che hanno costretto decine di migliaia di persone a trascorrere la giornata nelle immediate vicinanze di rifugi.
Poi, in tarda serata, Hamas e la Jihad Islamica, citate da media online israeliani, hanno fatto sapere che è stato raggiunto un accordo per una tregua, grazie alla mediazione dell’Egitto «e di altre entità internazionali». Le due organizzazioni palestinesi hanno fatto sapere che si asterranno da ulteriori lanci se lo Stato ebraico fermerà i suoi raid sulla Striscia. Un annuncio che Israele accoglie con riserva: «I fatti sul terreno decideranno se continueremo con la nostra reazione», dice un portavoce militare citato dal Times of Israel.
In serata il braccio armato di Hamas aveva condizionato la cessazione dei lanci di razzi ad un impegno israeliano di cessare in futuro i raid aerei su Gaza. Il premier Benyamin Netanyahu, da parte sua, aveva avvertito che Israele è determinato ad estendere ulteriormente le operazioni militari «se Hamas non cesserà gli attacchi terroristici». «Se non ha appreso la lezione oggi, la apprenderà domani», ha aggiunto.
Per tutta la giornata, mentre infuriava la violenza, scambi di messaggi sarebbero intercorsi fra Gerusalemme e Gaza grazie ai buoni uffici dell’emissario dell’Onu, Nickolay Mladenov, e della diplomazia egiziana. Ma dietro alla fiammata di violenza, si afferma in Israele, c'è in realtà l’Iran che secondo questa tesi sospingerebbe l’ala militare di Hamas ad adottare una linea inflessibile. Ciò per tenere impegnato Israele a sud, mentre in queste settimane l’Iran continua a sostenere lo sforzo militare di Bashar Assad nel sud della Siria a ridosso del Golan.
Chi resta per ora tagliato fuori dagli sviluppi sul terreno è invece il presidente dell’Anp Abu Mazen che oggi era a Mosca per un incontro col presidente Vladimir Putin e che domani su suo invito assisterà alla finale dei mondiali di calcio.
La catena di violenze era iniziata venerdì, quando migliaia di palestinesi si sono lanciati da Gaza verso il confine con Israele cercando di aprire una breccia al valico di Karni. Là un ufficiale israeliano è stato ferito dal lancio di un ordigno esplosivo. Negli stessi incidenti un ragazzo palestinese di 15 anni è stato ucciso mentre si arrampicava sui recinti di confine. Oggi un suo compagno è morto in ospedale. L’aviazione israeliana è così entrata in azione colpendo due tunnel militari di Hamas nel nord e nel sud della Striscia.
Ma nelle ultime settimane i gruppi armati palestinesi hanno adottato una nuova tattica in base alla quale mentre gli aerei israeliani sono ancora in volo, dalla Striscia partono già i primi razzi verso Israele. «Questo è il nuovo deterrente della resistenza» ha ribadito a Gaza un portavoce di Hamas. Per decine di migliaia di israeliani è stata una nottata di fuoco.
Lungo i 50 chilometri di confine le sirene di allarme sono risuonate in continuazione. Si è così creato un circolo vizioso: l’aviazione ha colpito oggi decine di obiettivi a Gaza, mentre i miliziani hanno lanciato un centinaio di razzi verso Israele. L’episodio più grave è avvenuto in serata quanto l'aviazione ha colpito presso la piazza Katiba, a Gaza City, un edificio di cinque piani adibito, secondo Israele, ad addestramenti militari. Due ragazzi che giocavano in un campo vicino sono stati colpiti dalle schegge e sono morti sul posto. Altre 25 persone sono rimaste ferite.
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