Lunedì 23 Dicembre 2024

Proteste per l'ambasciata Usa a Gerusalemme, strage a Gaza: 58 morti negli scontri

Scontri sulla Striscia di Gaza

È salito a 58 il numero dei manifestanti palestinesi uccisi durante i violenti scontri con l'esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo stato ebraico. Lo dice il ministero della Sanità della Striscia riferito dai media palestinesi. Le stesse fonti aggiungono, ma senza precisare il luogo, che è morta anche una neonata a causa delle inalazioni dei gas lacrimogeni, portando così a 59 il bilancio complessivo. I feriti sono circa 2.800. Quello di ieri è stato definito lo scontro tra Hamas e Israele  più sanguinoso dal 2014. Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l'attenzione mondiale, a partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani al Jihad contro l'America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un'ambasciata "ma un avamposto", alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per oggi lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza. L'intero mondo arabo d'altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Anche l'Ue, la Russia e l'Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. "Il regime israeliano - ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif - massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto". Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele "continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini". "Hamas - ha insistito - sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo". Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti. A Gerusalemme, blindata per l'occasione, la delegazione Usa - con a capo il vice segretario di Stato John Sullivan, la coppia Ivanka Trump-Jared Kushner e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin - ha reso omaggio a David Friedman, primo ambasciatore americano a Gerusalemme "capitale di Israele", scoprendo la targa che insedia la missione. In un videomessaggio Donald Trump ha ribadito che "Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale" e ha salutato via Twitter "un grande giorno per Israele". Poi ha aggiunto: "La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace". Poco prima Kushner aveva chiarito che "gli Usa fanno ciò che è giusto, ed hanno spostato l'ambasciata nella capitale di Israele". Parole colte al volo da Netanyahu che - in una cerimonia segnata da un diffuso senso religioso - ha ringraziato Trump "per aver avuto il coraggio di mantenere la sua promessa". Il presidente americano, ha aggiunto, "ha fatto la storia. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci". Negli stessi momenti al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Oltre 40 mila manifestanti per l'esercito, circa 100 mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L'esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo "cinque obiettivi terroristici di Hamas" a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di avere sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi. Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della 'Nakba', la 'Catastrofe' con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.

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