Una malattia "misteriosa" e "sconosciuta", ma definita "gravissima": il piccolo Alfie Evans, morto la notte scorsa e il cui caso ha dato vita a una battaglia legale fra i genitori e le autorità britanniche che ha coinvolto anche l'Italia e il Vaticano, era ammalato di un’epilessia mioclonica progressiva. Una patologia molto grave, contro la quale non è stata ancora trovata alcuna cura, e degenerativa che comporta crisi compulsive via via sempre più critiche. Per i medici dell'Alder Hey Hospital di Liverpool, in cui il piccolo è stato ricoverato, e per la Corte della Gran Bretagna una malattia dal destino segnato, per la quale qualsiasi "assistenza" a un certo punto diventa "inutile": è questa la motivazione con cui la giustizia britannica (nei vari gradi di giudizio) ha spiegato e approvato la decisione dei medici di staccare la spina. Nato il 9 maggio del 2016, il bambino è rimasto per mesi attaccato a un respiratore dell'ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool. Sulle sue condizioni i medici hanno emesso sin da subito un verdetto certo quanto spietato: non guarirà mai, le cure sono inutili. Ma i giovanissimi genitori, Thomas e Kate, non hanno mollato fino all'ultimo. Fino alla notte scorsa, quando il piccolo Alfie si è spento dopo 5 giorni senza più respiratore. Mamma e papà, poco più che ventenni, si sono appellati a ogni grado della giustizia inglese. Hanno smosso l'opinione pubblica, tanto che la loro battaglia è finita per essere condivisa da milioni di persone a livello internazionale. Un caso che ha finito per coinvolgere anche l'Italia e il Papa. Tanti gli appelli di Bergoglio, che ha anche incontrato il giovane Thomas, affinché non venisse staccata la spina e chiedendo anche il trasferimento del piccolo in Italia. Due le strutture pronte ad accoglierlo: il Bambino Gesù di Roma e il Gaslini di Genova. Nonostante gli appelli del pontefice e della comunità internazionale, la Corte di Londra è stata irremovibile: niente trasferimento. Inutili le richieste di fare tornare il piccolo a casa: il piccolo è così morto nella clinica in cui è stato ricoverato sin dal primo giorno in cui è stata diagnosticata la "misteriosa" malattia.