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Molestie, Bill Cosby condannato per "aggressione indecente": rischia 10 anni

Bill Cosby

NEW YORK. Bill Cosby è colpevole di «aggressione indecente». Nel primo processo penale dell’era #MeToo contro un vip di Hollywood, l’ex «papà buono» della tv Usa è stato condannato da una giuria di sette uomini e cinque donne per tre imputazioni di «aggressione indecente». L’attore dei «Robinson» rischia 10 anni di prigione per ogni capo d’accusa, anche se probabilmente il giudice gli consentirà di scontare la pena simultaneamente.

La giuria ha accolto la versione dell’accusatrice di Cosby, l'ex dipendente della Temple University Andrea Constand, e si è espressa dopo sole 14 ore di camera di consiglio. Il primo processo intentato dalla Constand contro l’attore era finito in giugno su un binario morto quando i giurati, dopo giorni di deliberazione, non erano riusciti a trovare tra loro un consenso.

Stavolta a fare la differenza sono state le deposizioni nell’aula di Norristown in Pennsylvania di cinque donne, tra cui la ex modella Janice Dickinson, che ne avevano corroborato la versione. In tutti i casi, il copione era analogo. Cosby invitava le vittime a casa con la prospettiva di aiutarle a fare carriera e offriva loro da bere un cocktail condito con sonniferi per poterle poi molestare senza che si ribellassero.

L’attore ha 80 anni: all’apice della carriera, tre decenni fa, sdoganò negli Usa il tabù della razza con lo show a puntate che raccontava le avventure semicomiche di una famiglia di neri trattata con la stessa «normalità» di una famiglia bianca. Sono una cinquantina le donne che hanno accusato Cosby di molestie dagli anni Sessanta in avanti, stelline di serie B ma anche qualche nome eccellente come l’ex top Beverly Johnson. Solo la Constand però era riuscita finora a ottenerne il rinvio a giudizio.

Il procedimento si è svolto in un clima culturale e sociale molto diverso dal primo. Lo spartiacque è lo scandalo che ha travolto l’ex boss di Miramax Harvey Weinstein e il processo a Cosby ha confermato la forza del movimento #MeToo che ha provocato la caduta di Weinstein così come di altri «molestatori eccellenti» come l’anchor della Nbc Matt Lauer e l’attore Kevin Spacey e mai però finora era arrivato in tribunale. E forse anche per Weinstein, che ha sempre respinto le accuse di molestie e stupri, il giorno del giudizio potrebbe non essere distante.

A New York la guida dell’inchiesta contro l’ex boss di Miramax è passata a Joan Illuzzi, una veterana della squadra omicidi specializzata in crimini sessuali e che di recente è riuscita a ottenere una condanna nell’assassinio di Etan Patz, un bambino scomparso di casa e di cui non è mai stato trovato il cadavere. La Iluzzi è un’esperta di «casi freddi», in cui ci sono poche prove fisiche e in cui la credibilità dei testimoni è fondamentale.

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