TEL AVIV. Nove palestinesi sono stati uccisi ieri nei violenti scontri con l'esercito israeliano sul confine tra Gaza e lo stato ebraico. Lo confermano fonti mediche della Striscia che parlano anche di 1354 feriti, di cui 33 gravi. Tra i due ultimi morti per le ferite subite, per l'agenzia Wafa, c'è anche il giornalista palestinese Yasser Murtaja colpito nel sud della Striscia. Ieri mattina in ospedale è morto anche uno dei palestinesi ferito negli scontri di venerdì 30 marzo. Un altro giorno di sangue, ieri, al confine tra Gaza e Israele. Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato "le uccisioni e la repressione svolte dalle forze di occupazione israeliane a fronte di una manifestazione di massa pacifica". Mentre Israele - che ha addossato ad Hamas la responsabilità dei morti per aver mandato 20mila dimostranti al confine - ha denunciato lanci di pietre, ordigni esplosivi, molotov e "molteplici" tentativi di infiltrazioni nello Stato ebraico oltre la barriera difensiva, dietro la quale ci sono i kibbutz, in un'area dichiarata 'zona militare chiusa'. Centinaia di copertoni sono stati dati alle fiamme e alte colonne di fumo si sono levate per tutto il giorno nei cinque punti teatro degli scontri per nascondere la visuale ai tiratori scelti israeliani. Il grosso degli incidenti si è verificato dal primo pomeriggio, alla fine delle preghiere del venerdì nelle moschee, ma già dalla mattina era cominciato l'afflusso nei pressi dei reticolati ed erano stati appiccati i primi fuochi ai copertoni. Alcuni dei principali dirigenti di Hamas si sono uniti ai dimostranti per schierarsi in prima linea presso il confine: tra questi Mahmud al-Zahar e il capo della sicurezza nella Striscia, il generale Tawfiq Abu Naim. Il capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar ha detto che i palestinesi che partecipavano alla Marcia del ritorno seguivano "le orme di Yasser Arafat contro l'occupazione". Sul terreno, accanto alle tende erette dalla settimana scorsa in occasione della 'Marcia', erano già schierate numerose ambulanze pronte ad intervenire, nonché reparti dei vigili del fuoco. Secondo fonti locali, i manifestanti hanno bruciato bandiere americane e foto del principe saudita bin Salman, che martedì scorso ha sostenuto che gli israeliani hanno il diritto di vivere nella loro terra. Prima degli incidenti, nel timore di una replica del sanguinoso bilancio di venerdì scorso (le proteste andranno avanti fino a metà maggio), l'Ue, l'Egitto e gli Usa (che hanno invitato i manifestanti a non andare presso i reticolati) hanno fatto appello alla calma. Mentre l'Alto Commissariato per i diritti umani dell'Onu ha denunciato "l'uso eccessivo della forza" la settimana scorsa da parte dell'esercito israeliano.