BERLINO. Non tornerà a piede libero per adesso il leader catalano Carles Puigdemont: in serata arriva la convalida della misura detentiva da parte del giudice del piccolo Land tedesco, in cui è stato fermato ieri. E il governo Merkel, finito in una situazione a dir poco complicata, manifesta sostegno a Madrid e prova a smarcarsi, sottolineando la sostanziale estraneità alle faccende interne spagnole. «La Spagna è uno stato di diritto democratico, ed è lì che va risolta la questione catalana», dice il portavoce del governo.
Intanto viene fuori che la cattura sia stata possibile grazie a un chip spia, collocato dagli 007 spagnoli sull'auto di Puidgemont, che ieri è stato fermato dopo aver varcato il confine della Danimarca, mentre rientrava in Belgio dalla Finlandia. Il leader indipendentista è stato arrestato nello Schleswig-Holstein, e tocca a un giudice tedesco adesso decidere se consegnarlo oppure no agli inquirenti spagnoli: questione certamente giuridica, dalla portata politica però evidente, tanto che la Germania si divide in un dibattito fra favorevoli e contrari all’estradizione. La soluzione al dilemma non dovrebbe comunque arrivare prima delle festività pasquali, stando alla procura generale della regione. Puigdemont è stato arrestato mentre era in viaggio ieri, in autostrada: e oggi si è capito anche come sia potuto accadere. A bordo della sua auto era stato installato un chip georivelatore dai servizi spagnoli del Cni, che hanno fornito le indicazioni ai tedeschi per collocare l'uomo sul quale da un paio di giorni pendeva un mandato di cattura europeo.
«Spetta alla magistratura la decisione, e non vi sarà alcun coordinamento fra i governi», ha spiegato oggi in conferenza stampa un portavoce del ministero degli Esteri, rispondendo a una delle molte domande sull'argomento. Mentre è stato Steffen Seibert, portavoce della cancelliera, a ricordare che il mandato di cattura europeo esiste proprio per «la reciproca fiducia fra ordinamenti giuridici e oltre questo non c'è nulla da dire al momento». Il governo cerca insomma di sottrarsi alla dimensione politica (e problematica) del caso Puigdemont, appellandosi alle regole del gioco.
Intanto stamattina il leader catalano è stato portato davanti alla magistratura del Land, per le procedure formali relative al fermo: al tribunale di Neumuenster si è dovuto innanzitutto accertare che la persona fermata corrispondesse al soggetto colpito dal mandato di cattura, ha spiegato una portavoce, quindi si è proceduto alla valutazione della misura del fermo, convalidato in serata. Non è affatto scontato che Puigdemont venga consegnato a Madrid, ha affermato il suo legale. Sui tempi un indizio lo ha fornito la Procura: «Ritengo che sia piuttosto improbabile che la decisione venga presa entro questa settimana. È una previsione questa però, non ne ho certezza», ha detto all’ANSA Wiebke Hoffelner.
La questione infiamma il dibattito interno: il leder dei verdi Habeck ha chiesto una intermediazione dell’Ue, l'eurodeputato Elmar Brok ha affermato che questa sarà possibile solo se saranno entrambe le parti a volerlo, la Catalogna e Madrid, accusando Puidgemont di aver violato il diritto e la costituzione del suo Paese. Spiegel si schiera con «l'ospite" catalano: in un editoriale del rinomato notista politico Jakob Augstein l’arresto di Puigdemont viene definito «una vergogna. Per la Spagna. Per l’Europa. Per la Germania». «La polizia tedesca ha catturato Calres Puigedmont. Così la Germania si è immischiata nella battaglia di indipendenza dei catalani. La Germania non deve consegnare quest’uomo. Lui merita asilo politico», è la tesi.
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