STRASBURGO. Traghettare la Gran Bretagna verso un futuro fuori dall’Unione europea: è la sfida storica che i 27 Paesi dell’Ue dovranno sapere concertare e affrontare mantenendo un equilibrio dei rapporti con il Regno Unito che ad oggi, a distanza di circa due anni dal referendum e a uno dalla Brexit, si presenta come un’operazione complicata. Oggi la plenaria ha approvato a larga maggioranza- 544 voti a favore e 110 contrari- la proposta di risoluzione, anticipata dal dibattito in aula di ieri, dove sono emerse posizioni e umori fortemente contrastanti su un passaggio difficile da gestire, indirizzati al primo ministro Teresa May e al “traghettore”, il caponegoziatore della Brexit Michel Barnier. La Brexit divide, ma su un punto cardine si cercano convergenze “l’irrinunciabile mantenimento e rispetto dei diritti dei cittadini europei che vivono, studiano, lavorano in Gran Bretagna”, sottolinea l’eurodeputato del PPE Giovanni La Via che parla di “irreversibilità dei diritti, tra cui diritti di residenza, circolazione, lavoro e studio”. E aggiunge: “Occorre ridurre al massimo l’impatto, addivenendo ad un negoziato - lo definisce La Via – sostenibile, dove le parti sappiano assumersi la piena responsabilità e il sacrificio di un divorzio forse penalizzante per la Gran Bretagna. D’altra parte la Gran Bretagna accetti le conseguenze che la scelta, dal mio punto di vista discutibile, ma comunque sovrana e democratica, comporta. L’Uk, per esempio chiede che le sue relazioni future con la Ue non includano l’adesione al mercato interno e all’unione doganale, ma, come contemplato nella risoluzione – fa notare l’europarlamentare - le campagne referendarie hanno riconosciuto che l’uscita dall’Ue avrebbe implicato l’uscita dal mercato unico e dall’unione doganale".