Giovedì 19 Dicembre 2024

Attacco all'alba all'accademia militare, l'Isis torna a colpire e uccidere a Kabul

ROMA. La lunga scia di sanguinosi attentati che negli ultimi giorni hanno sconvolto l'Afghanistan, ed in particolare Kabul, si è arricchita oggi di un nuovo attacco: un assalto all'Accademia militare Marshal Fahim della capitale che, oltre ad avere causato la morte di undici soldati ed il ferimento di altri 16, ha messo a nudo le gravi lacune dei meccanismi di sicurezza e di intelligence afghani. L'Accademia, inaugurata nel 2013, era presidiata da uomini della 11esima Divisione dell'esercito afghano, e proprio loro sono stati l'obiettivo di un commando di cinque terroristi della branca afghano-pachistana (Khorasani) dell'Isis, entrati in azione prima dell'alba. Anche se nella rivendicazione pubblicata dall'agenzia Amaq, i seguaci del 'Califfo' Abu Bakr al Baghadi hanno precisato di aver attaccato direttamente l'Accademia militare. L'assalto ha richiesto la mobilitazione di reparti di forze speciali e teste di cuoio che hanno impiegato quasi sette ore per chiudere la battaglia e riportare la normalità nel quartiere di Qarga, alla periferia della capitale. Nel resoconto finale dell'operazione, il portavoce del ministero della Difesa, generale Dawlat Waziri, ha indicato che due dei kamikaze si sono fatti esplodere, altri due sono stati uccisi nello scontro a fuoco, mentre un quinto è stato arrestato. Proprio per oggi il governo aveva indetto una giornata di lutto nazionale per commemorare le 103 vittime causate, insieme a 263 feriti, dall'ambulanza-bomba rivendicata dai talebani e saltata in aria sabato nel centro di Kabul. Ma il nuovo attentato e la visita del presidente indonesiano Joko Widodo proprio nel momento dell'emergenza massima hanno spinto il presidente afghano Ashraf Ghani a spostare la giornata di lutto a domani. Ghani ha comunque sostenuto che "i talebani debbono scegliere fra Islam e terrorismo, fra umanità e barbarie". Provando a segnare una demarcazione fra questi ed i terroristi dell'Isis, Ghani ha aggiunto che "chi si considera musulmano e afghano deve separarsi con parole e fatti da quelle selvagge marionette nelle mani di manipolatori religiosi ed agenzie di intelligence". Ma le parole non bastano più. La situazione sembra essere giunta ad un punto in cui, rilevano gli analisti locali, le autorità afghane debbono assumere decisioni che permettano di frenare il deterioramento della sicurezza, dannoso per l'economia del Paese e ovviamente per il morale della popolazione. Ed in quello che è sembrato un fervente appello all'unità della classe politica afghana e delle sue etnie in conflitto, Ghani ha concluso affermando che di fronte a quanto accade, "non possiamo più attendere che la pace venga da noi, ma dobbiamo conquistarla attraverso una determinazione nazionale collettiva". In soli otto giorni il governo ha dovuto affrontare, oltre all'operazione odierna, l'attacco con 40 vittime (14 stranieri) all'Hotel Intercontinental di Kabul, rivendicato dai talebani, un assalto dell'Isis agli uffici della ong Save The Children a Jalalabad City, nell'est del Paese, con sei vittime, e l'attentato di sabato, anch'esso opera dei talebani, nella Sadarat Square della capitale con 103 morti.

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