Venerdì 22 Novembre 2024

Ancora una strage di migranti: almeno 50 morti al largo della Libia, un centinaio i dispersi

ROMA. Ancora una strage di migranti al largo delle coste libiche dove un gommone è affondato ed almeno 50 persone - è quanto hanno raccontato i sopravvissuti - sono annegate. Per la Guardia Costiera di Tripoli però le vittime potrebbero essere anche il doppio. Lo riporta il sito della Reuters. E' stata proprio la Guardia costiera libica a soccorrere tre gommoni in difficoltà riuscendo a portare in salvo 300 persone. Uno dei gommoni era però era quasi sott'acqua e solo 16 persone che erano a bordo si sono salvate. "Abbiamo trovato il gommone con i migranti intorno alle 10 del mattino (di ieri ndr.). Era ormai affondato ed abbiamo messo in salvo 16 migranti. Il resto dell'equipaggio, sfortunatamente non c'era più e non abbiamo trovato nè superstiti nè cadaveri" ha dichiarato il comandante della Guardia costiera libica Nasr al Qamoud, citato dal sito della Reuters. Molti tra i sopravvissuti, che sono stati trasferiti nella base navale a Tripoli, hanno raccontato che a bordo del gommone affondato c'erano almeno 70 persone al momento della partenza da Khoms, ad est della capitale. In un comunicato della Guardia costiera si sostiene però che "almeno 90 o 100" migranti risultano scomparsi. Appena 24 ora fa sempre la Guardia costiera libica era riuscita a salvare altri 135 migranti di "diverse nazionalità africane" su un gommone "davanti alle coste di Gasr Garabulli". Tra loro c'erano anche dieci donne in stato di gravidanza. L'avvio del 2018 è stato segnato dal naufragio - il giorno dell'Epifania - di un gommone carico di migranti una quarantina di miglia a nord dalle coste di Tripoli, salpato molto probabilmente, ancora una volta dal porto di Gasr Garabulli. I morti accertati sono stati 64. La guardia costiera libica ritiene che ci siano circa un milione di persone pronte ad imbarcarsi. "Il numero totale delle persone salvate oggi è di 279, di cui 19 donne e 17 bambini. Sfortunatamente un gran numero di migranti è dato per disperso non meno di 90-100 migranti dell'imbarcazione andata distrutta. che Dio li benedica". Lo riferisce la Guardia Costiera libica in un comunicato sul naufragio di un gommone al largo della Libia. Il comunicato è stato pubblicato nella notte sulla pagina Facebook della Marina libica e si riferisce ad operazioni di salvataggio compiute ieri. La nota riferisce che 17 migranti sono stati salvati dalla motovedetta "Sabrata" (...) "all'alba di martedì 9 gennaio": il loro gommone è stato trovato "distrutto a nord della città di Khoms" (o "Homs", quindi circa 100 km a est di Tripoli). "Il fondo dell'imbarcazione era completamente sfondato e i sopravvissuti sono rimasti aggrappati alla parte gonfiabile dell'imbarcazione fino all'arrivo della motovedetta Sabrata", aggiunge il comunicato. "Mentre la pattuglia stava salvando i migranti clandestini in questa imbarcazione sinistrata, ha ricevuto una seconda e una terza notifica sulla presenza di imbarcazioni di migranti clandestini a nord di Zauia", informa ancora la nota riferendosi a una località circa 50 km in linea d'aria a ovest di Tripoli. In una postilla al comunicato in cui annuncia 90-100 dispersi nel più recente naufragio di migranti, la Marina libica polemizza con la comunità internazionale e le organizzazioni non governative che, creando il "sogno" di un'Europa accogliente, alimenterebbero una lucrosa "tratta degli schiavi" per poi versare "lacrime di coccodrillo" per gli annegati. La nota sottolinea lo sforzo compiuto dalla motovedetta "Sabrata" per salvare "persone indotte in errore dal sogno di arrivare in Europa creato da una propaganda malvagia". "Gli africani hanno creduto veramente che il mondo apra loro le braccia" sostiene ancora il comunicato dopo aver affermato che, quando annegano, "poi la comunità internazionale e le Ong internazionali versano lacrime di coccodrillo". "L'africano è diventato una merce e un brillante commercio nella tratta degli schiavi che, secondo i criteri del XXI secolo, passa sotto il nome di migranti o rifugiati o altre denominazioni tranquillizzanti", conclude la nota avvertendo che questa "storia continua".

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