ROMA. La tensione è esplosa oggi nei territori palestinesi dopo l’annuncio di Trump su Gerusalemme: il bilancio degli scontri con l’esercito israeliano ha visto il primo palestinese morto, a Gaza, e oltre 750 feriti in Cisgiordania, secondo i dati della Mezzaluna rossa.
Mentre il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha promesso che "la Santa Intifada" non si fermerà con le manifestazioni di oggi, dalla Striscia, per il secondo giorno consecutivo, sono stati sparati razzi verso il sud d’Israele, con l’Iron Dome - il sistema antimissili - che ne ha intercettato uno. Lo Stato ebraico ha reagito con colpi di cannone e raid aerei su basi di Hamas, tra cui un campo di addestramento e un deposito di munizioni causando, secondo fonti locali, almeno 10 feriti.
Tutto il mondo arabo è in rivolta contro la mossa del presidente Usa, a cominciare dal Grande Imam della moschea di Al Ahzar al Cairo, Ahmed Al Tayyib, massima espressione dell’islam sunnita. Suo l’appello a leader e governi dei paesi del mondo islamico e all’Onu a «fermare Trump». Da Tunisi a Islamabad, da Giacarta a Istanbul, da Baghdad a Beirut, fino alla Siria, la gente ha occupato le piazze in appoggio alla protesta palestinese.
In una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, l’Onu si è schierato per Gerusalemme capitale di 2 Stati, avvertendo che la scelta di Trump «minaccia la pace». Proprio al Palazzo di Vetro si è consumato lo strappo formale tra Europa e Stati Uniti, con gli ambasciatori di cinque Paesi Ue (tra cui l’Italia) che hanno firmato una dichiarazione comune di condanna della decisione di Washington. Anche Bruxelles si è mossa e il capo della diplomazia Federica Mogherini ha invitato il presidente palestinese Abu Mazen a partecipare al prossimo Consiglio degli Esteri Ue a gennaio prossimo. Un appuntamento che seguirà - se confermato - il viaggio a Bruxelles nelle prossime settimane del premier Benyamin Netanyahu.
La leadership palestinese ha inoltre fatto trapelare che difficilmente Abu Mazen incontrerà il prossimo 19 dicembre il vice presidente Usa Mike Pence, in visita nella regione; ma fonti statunitensi hanno invitato i palestinesi a non disertare l'incontro. E il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha spiegato che per il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme ci vorranno almeno due anni.
A parlare sono anche le violenze: da Betlemme a Ramallah, da Hebron, a Nablus, Qalqilya, a Gaza, migliaia di persone si sono riversate nelle strade per le proteste lanciando pietre, bottiglie incendiarie e pneumatici in fiamme contro le forze di sicurezza, mentre a Gerusalemme la situazione è apparsa più calma all’uscita delle preghiere del venerdì - tanto temute alla vigilia - sulla Spianata delle Moschee. Questo non ha impedito scaramucce con bandiere israeliane date alle fiamme e slogan del tipo «la guerra si sta avvicinando, Al Quds (Gerusalemme) è araba».
Degli oltre 750 feriti, secondo i dati del pronto soccorso palestinese, 61 sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco dell’esercito. A Gaza, nei pressi della barriera di separazione con Israele dove si erano assembrati i manifestanti, c'è stato il primo morto: Mahmoud al-Masri (30 anni) - ha detto il locale ministero della Sanità - «è stato ucciso dalle forze dell’occupazione a est di Khan Younis».
«Né Trump né alcun altro potrà cambiare la verità storica, geografica e l’identità della Città Santa. Sogna chi pensa che tutto si esaurirà con le manifestazioni di oggi», ha avvertito minaccioso il leader di Hamas. I razzi che volavano in serata da Gaza ne sono la riprova.
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