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Trump annuncia Gerusalemme capitale di Israele, svolta storica

WASHINGTON. Non una presa di posizione politica quanto la constatazione di «una realtà storica e attuale». Così, nel confermare che nelle prossime ore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump riconoscerà Gerusalemme quale capitale di Israele, fonti senior dell’amministrazione americana spiegano la svolta. La decisione frutto di una promessa avanzata da tempo e che il presidente Trump insiste vada mantenuta.

Così si conferma anche l’avvio dell’iter per il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, che non avverrà però nell’immediato, bensì si tratta di un processo destinato a spalmarsi negli anni. Di sicuro per i prossimi sei mesi almeno la sede diplomatica resterà ancora a Tel Aviv, per disposizione dello stesso presidente.

Le fonti della Casa Bianca che confermano lo strappo - dopo che lo stesso Trump aveva effettuato una serie di telefonate con leader internazionali, a partire dai diretti interessati il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il leader dell’Autorità palestinese Abu Mazen - insistono nel sottolineare che si tratta quasi di una 'constatazione dell’ovviò, sganciata tra l’altro dal processo di pace su cui l’amministrazione Usa esprime immutata determinazione.

«A lungo la posizione degli Stati Uniti ha mantenuto questa ambiguità, o mancanza di riconoscimento che in qualche modo potesse avanzare il processo di pace - rimarcano fonti senior dell’amministrazione -. Sembra chiaro adesso che la posizione fisica dell’ambasciata non costituisca oggetto dell’accordo di pace. Quindi, dopo aver provato questa strada per 22 anni, una constatazione della realtà rappresenta un cambiamento importante».

Rispetto alle possibili reazioni all’annuncio poi la Casa Bianca riconosce che «alcune parti» potrebbero reagire negativamente. Non entra in dettaglio ma ammette che il piano non è completo, «ci stiamo lavorando», sostenendo che «c'è il tempo per metterlo a punto e valutare quali sono le sensazioni dopo che questa notizia verrà elaborata».

Nell’immediato però montano i timori per possibili manifestazioni di protesta e disordini, al punto che lo stesso Consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme ha diramato un comunicato in cui invita il personale americano, i loro familiari e in più in generale i cittadini americani, ad evitare spostamenti non essenziali in parti della città e in Cisgiordania in vista di possibili manifestazioni. Mentre è stato anche deciso il riposizionamento di un piccolo gruppo di truppe americane, per essere più vicino a paesi che presentano timori di disordini.

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