NEW YORK. Ora Donald Trump trema davvero. Il Russiagate rischia di travolgerlo, a quasi un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca. E il presidente americano viene descritto in queste ore come un leone in gabbia, frustrato ma anche furibondo, incontenibile nei suoi scatti d'ira, tenuto a bada a stento dai suoi più stretti collaboratori che temono 'uscite' poco ortodosse su Twitter o con i giornalisti che assediano la Casa Bianca.
La svolta sul fronte delle indagini era attesa da giorni: Michael Flynn ha deciso di patteggiare e davanti al giudice si è dichiarato colpevole, ammettendo di aver mentito all'Fbi su due incontri avuti con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, lo scorso dicembre. Ma quel che più preoccupa la Casa Bianca e' che l'ex consigliere per la sicurezza nazionale si sarebbe detto pronto a testimoniare contro il presidente. E secondo alcune fonti avrebbe già spiegato agli investigatori che l'incarico di contattare il diplomatico moscovita arrivò direttamente da alcuni responsabili della squadra di Trump, durante il periodo di transizione dalla presidenza Obama a quella del tycoon.
"Agii d'intesa con Kushner" avrebbe rivelato agli inquirenti riferendosi al genero-consigliere del presidente. Cosi' l'ex generale Flynn - che rischia fino a cinque anni di carcere ma che ha promesso la massima collaborazione con gli inquirenti - da uno degli uomini più fidati di The Donald si è trasformato nel suo peggiore incubo. E' la quarta persona a essere incriminata nell'ambito del Russiagate, ma la prima ad aver ricoperto un ruolo della massima importanza alla Casa Bianca.
Dietro la sua potrebbero presto cadere altre teste all'interno dell'inner circle del tycoon: prima fra tutti proprio quella di Kushner, da tempo indagato. E poi anche quella di Donald Junior. Sia il marito di Ivanka che il figlio maggiore di Trump sono coinvolti negli incontri tra Flynn e Kislyak. Sono due gli episodi su cui Flynn ha ammesso di aver mentito all'Fbi lo scorso gennaio. Nel primo incontro con il diplomatico russo l'ex consigliere per la sicurezza nazionale avrebbe fatto pressioni perché Mosca aiutasse gli Usa e Israele ad 'uccidere' in Consiglio di sicurezza una risoluzione di condanna degli insediamenti in territorio palestinese. Sarebbe stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu a chiedere a Trump di fare un'azione di lobby presso il Cremlino.
Nella seconda conversazione finita nel mirino del procuratore speciale Robert Mueller, Flynn avrebbe invece discusso con l'ambasciatore russo delle sanzioni americane a Mosca. In particolare avrebbe chiesto di evitare una escalation nei rapporti con Washington dopo le misure annunciate dalla amministrazione Obama, volte a punire la Russia per le interferenze sulle elezioni presidenziali americane.
La Casa Bianca getta acqua sul fuoco: il caso Flynn riguarda solo lo lui e nessun altra persona è coinvolta, assicura un portavoce. Ma tra le sue mura la tensione e' alle stelle, tanto da far passare in secondo piano l'atteso pranzo del presidente con il segretario di stato Rex Tillerson, la cui posizione appare sempre più in bilico. Anche se Trump su Twitter parla di fake news: "Abbiamo divergenze ma lavoriamo insieme".
Tanto è il timore di contraccolpi pesanti sulla presidenza Trump che subito dopo la dichiarazione di colpevolezza di Flynn i mercati hanno accusato il colpo, con Wall Street che dopo giorni di record è stata protagonista di un tonfo: ben 300 i punti persi in pochi minuti dal Dow Jones. Solo l'annuncio che la riforma delle tasse sarebbe in dirittura d'arrivo ha ridato fiducia agli investitori. Ma questa che doveva essere una festa per Trump si è di fatto trasformata in una delle giornate più nere della sua presidenza.
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