CITTA' DEL VATICANO. Il Papa andrà in Myanmar, una delle nazioni più ricche di etnie della terra, con ben 135 diversi gruppi religiosi o etnici riconosciuti ufficialmente, tra cui Shan, Karen, Chin, Kachin, Naga. I rohingya - che il governo del Myanmar chiama bengalesi o musulmani del Rakhine - non sono invece riconosciuti e quindi non hanno cittadinanza. Sarà il primo papa a visitare il Myanmar. Francesco, incoraggiando la convivenza delle diverse etnie e religioni, sostiene nei fatti una via di pace, per lo sviluppo di questo paese, e contro i fondamentalismi in agguato. Alla fine del dominio britannico il padre della Birmania moderna Aung San e padre dell’attuale leader democratica Aung San Suu Kyi, - lavorava a uno Stato federalista che integrasse tutte le minoranze, e per questo aveva anche organizzato i colloqui di Panglong. Ma durante i successivi decenni di dittatura militare, tutte le minoranze sono state trattate come nemiche del buddismo o della nazione, hanno subito espropri, violenze, stupri. Negli ultimi 70 anni sono state uccise diverse migliaia di persone, e le tragedie multi generazionali, molte delle quali coinvolgono gruppi della maggioranza etnica cristiana, come quelli del Chin, del Kachin, del Kaern e del Karenni - hanno ricevuto solo un’attenzione sporadica dai media di tutto il mondo. Tra le ultime efferatezze del regime militare, dopo cinque anni di una accesa campagna iniziata nel 2012, c'è stata la loro decisione di espellere verso il Bangladesh circa un milione e centomila persone di etnia musulmana: i rohingya. La Chiesa cattolica in Myanmar è sopravvissuta nel corso del mezzo secolo di isolamento imposto a partire dal colpo di Stato del 1962, guidato dal generale Ne Win, nonostante la confisca delle strutture educative e sanitarie e l’espulsione dei militari. Ora che le restrizioni vengono a poco a poco allentate, papa Francesco ha voluto incoraggiare il Paese con la nomina del primo cardinale della storia birmana, il card. Bo, creato nel 2014. IL PROGRAMMA In Myanmar e Bangladesh il Papa compie il suo ventunesimo viaggio internazionale, e terzo in Estremo oriente; con il Bangladesh saranno 21 i paesi del mondo da lui visitati; nei sette giorni di viaggio pronuncerà undici tra discorsi ufficiali e omelie. Sarà il primo papa a visitare il Myanmar, mentre in Bangladesh è stato Giovanni Paolo II nell’86, mentre Paolo VI ha visitato Dacca nel 1970, quando la città era ancora territorio del Pakistan. Partendo dopo le 21 di oggi dall’aeroporto di Fiumicino, papa Francesco arriverà a Yangon domani 27, alle 13,30 ora locale, e il primo giorno in Myanmar prevede la accoglienza ufficiale in aeroporto. Dato che le relazioni diplomatiche sono state allacciate lo scorso maggio, nel Paese non c'è ancor una nunziatura e il Pontefice alloggerà nella residenza dell’arcivescovo a Yangon. MARTEDI' 28 avrà prima un incontro privato con alcuni leader religiosi, poi partirà in aereo per la capitale Nay PYI Taw, dove dopo cerimonie di benvenuto, incontrerà in separate udienze il presidente Htin Kyaw, il consigliere di Stato e ministro degli Esteri, Aung San Suu Kyi, e le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. In questa ultima occasione terrà un discorso pubblico. In serata, nuovamente in aereo, farà ritorno a Yangon. MERCOLEDI' 29 ALLE 8,30 (con anticipo di un’ora, a causa delle previsioni di caldo), celebrerà la messa nel Kyaikkasan Ground di Yangon; pranzerà in arcivescovado con il seguito papale; raggiungerà in auto il Kaba Aye Centre, luogo simbolo del buddismo Theravada, dove incontrerà il Consiglio supremo "Sangha» dei monaci buddisti, e terrà un discorso. Trasferitosi nella cattedrale di Yangon, incontrerà i vescovi e anche a loro terrà un discorso. GIOVEDI' 30 è il giorno del trasferimento dal Myanmar al Bangladesh. Il Papa prende congedo dalla residenza dell’arcivescovo, si reca in cattedrale dove celebra la messa, particolarmente dedicata ai giovani. Subito prima incontra privatamente il potente capo supremo dell’esercito del Myanmar. Alla fine si trasferisce in aeroporto e, dopo la cerimonia di congedo, si imbarca sul volo per Dacca, dove viene accolto con una cerimonia ufficiale, dal presidente della Repubblica, Abdul Hamid. Subito dopo si reca in automobile al National Memorial di Savar, il memoriale dei martiri della guerra di liberazione dal Pakistan, del 1971, costruito nella casa di Sheikh Mujibir Rahman, primo presidente del Bangladesh, considerato padre della nazione, e qui trucidato con 31 suoi familiari nel corso della guerra per l’indipendenza. Nella successiva visita al palazzo presidenziale, avrà un colloquio con il presidente Hamid e poi incontrerà le autorità, il corpo diplomatico e la società civile, e terrà un discorso. A Dacca il Pontefice alloggia in nunziatura, nel quartiere di Baridhara, noto anche come "quartiere diplomatico». VENERDI' PRIMO DICEMBRE. Il Papa si trasferisce in automobile al Suhrawardy Udyan Park, dove celebra la messa con la ordinazione di 16 nuovi preti, in un Paese che ne ha in tutto 400. Subito dopo, in nunziatura, riceve la visita del premier, signora Shekh Hasina, figlia del padre della nazione. Nel pomeriggio, in cattedrale, incontra prima i vescovi del Paese e poi i leader religiosi, ai quali tiene un discorso. SABATO 2, dopo la messa in privato, si congeda dalla nunziatura, e visita la «Casa Madre Teresa» di Tejgaon, dove madre Teresa alloggiava quando era in Bangladesh. Si trasferisce poi alla Chiesa del Rosario, dove incontra i religiosi e il clero, e visita il cimitero parrocchiale. Dopo il pranzo in nunziatura con il seguito papale, si trasferisce al Collegio Notre Dame dove incontra i giovani, subito prima di ripartire dall’aeroporto di Dacca. Dopo circa undici ore di volo è atteso a Fiumicino, intorno alle 23 ora italiana.