IL CAIRO. Dopo le forze di sicurezza, i turisti e i cristiani, ora i mistici sufi: nella sua guerra ormai totale contro il presidente Abdel fattah Al Sisi, la branca egiziana dell'Isis ha preso di mira un'altra componente della società egiziana che contrasta con la sua delirante interpretazione dell'islam.
L'imam della moschea colpita dall'attacco terroristico che ha provocato almeno 235 morti e 109 feriti nel Sinai settentrionale, secondo un autorevole giornalista egiziano, organizzava due volte a settimana culti sufi e aveva ricevuto di recente minacce che puntavano a farlo smettere. Lo stesso prelato sarebbe stato raggiunto da una ventina di colpi.
Il sufismo è una dottrina e disciplina di perfezionamento spirituale islamico che punta a preservare la comunità dal rischio di un irrigidimento della fede. Per l'Isis però sono 'apostati', fedeli che hanno abbandonato l'islam, come ha ricordato il sito egiziano Al Masreyin. In un sinistro parallelismo con la recente carneficina di pari dimensioni attribuita agli Al Shabaab e ai loro due camion-bomba a Mogadiscio, l'attentato alla moschea di Al-Rawdah in serata non era stato ancora rivendicato.
E' noto però che l'Isis ha già attaccato la comunità sufi del Sinai tra l'altro decapitando l'anno scorso un prelato di spicco, il quasi centenario e cieco Suleiman Abu Heraz, e il "maestro" di dottrine islamiche Saleh Greir in gennaio. Quello che appare come il primo attentato dentro una moschea in Egitto, oltre a richiamare scenari iracheni è sicuramente l'episodio più sanguinoso della guerra a bassa intensità che le forze di sicurezza combattono nel Sinai nord orientale dalla metà del 2013, quando cadde il presidente islamista Mohamed Morsi.
Anche l'attentato al charter esploso in volo il 31 ottobre 2015 nel nord della penisola e rivendicato dall'Isis aveva ucciso 224 persone. Cifre inferiori hanno connotato attacchi terroristici contro esercito e polizia in Sinai anche se il numero complessivo di vittime è noto a pochissimi. Gli attentati kamikaze della scorsa domenica delle Palme contro le due chiese copte a Tanta e Alessandria avevano causato in aprile almeno 47 morti e, rivendicati dall'Isis, puntavano dichiaratamente a scardinare la pace religiosa che, con qualche violazione minore, regna in Egitto.
Caricamento commenti
Commenta la notizia