Giovedì 19 Dicembre 2024

Stop temporaneo all'estradizione di Battisti, atteso parere dell'Alta Corte brasiliana

RIO DE JANEIRO. Nuovo colpo di scena nella vicenda dell'ex terrorista dei Pac Cesare Battisti. Luis Fux, membro del Supremo Tribunale Fedeale, gli ha concesso una misura cautelare che blocca di fatto ogni possibilità di estradarlo fino al 24 ottobre, data in cui la Suprema Corte brasiliana si riunirà per decidere sull'habeas corpus richiesto dagli avvocati dell'ex terrorista. La decisione arriva nel giorno in cui il ministro della Giustizia brasiliano Torquato Jardim, aveva accusato Battisti di aver "rotto il rapporto di fiducia" con il Paese sudamericano, dove l'ex membro dei Pac risiede dal 2010 grazie all'asilo politico concesso dall'ex presidente operaio, Luiz Inacio Lula da Silva. Un decreto, quello firmato da Lula, che venne approvato nel 2011 dalla Tribunale Supremo del quale anche allora faceva parte Lux, che si schierò a favore. Battisti, aveva detto Jardim in un'intervista a Bbc Brasil, "ha cercato di uscire dal Brasile senza una ragione precisa, dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca. Ma ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito e lasciava il Paese con denaro oltre il limite consentito, senza motivo apparente". Parole che confermerebbero la convinzione del presidente Michel Temer di autorizzare l'estradizione dell'ex terrorista. Tanto che anche il guardasigilli Andrea Orlando aveva espresso "apprezzamento" per le dichiarazioni del suo omologo brasiliano, ritenendolo "un mutamento di prospettiva" reso possibile dalla "riapertura dei canali della cooperazione Italia-Brasile in materia di giustizia". A supporto del decreto di espulsione di Temer ci sarebbe già anche lo strumento legale adeguato: il trattato bilaterale firmato dal Brasile con l'Italia, che definisce l'estradizione un "atto sovrano", ha ricordato Jardim, e che, come tale, "si sovrappone" alla norma sulla prescrizione di cinque anni dall'emanazione del decreto Lula nel 2010, citata dalla difesa di Battisti come ostacolo giuridico alla sua estradizione. Per avviare e giustificare concretamente la procedura serviva tuttavia un "fatto nuovo", ha spiegato il ministro. L'occasione si è presentata proprio la settimana scorsa, con il presunto tentativo di fuga in Bolivia di Battisti, aggravato dai reati di traffico di valuta e riciclaggio contestatogli dalla polizia. Su raccomandazione dello stesso Jardim, Temer starebbe in ogni caso attendendo la pronuncia della Corte suprema in merito alla richiesta di 'habeas corpus' formulata dai legali dell'ex terrorista prima di firmare l'estradizione. Dunque la decisione di Fux non avrebbe effetti particolari. Dalla sua casa-rifugio di Cananeia intanto, Battisti è tornato a provocare l'Italia ("un Paese arrogante") e a ostentare sicurezza, come se non temesse l'espulsione. Ma in realtà è ben consapevole di essere nelle mani del capo di Stato brasiliano, a cui infatti si è rivolto chiedendo "un grande atto di giustizia e umanità". "Vorrei che il presidente Temer prendesse coscienza profonda della situazione - è l'appello dell'ex estremista di sinistra - anche perché ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui". Un invito alla clemenza che Battisti tuttavia non riserva anche ai suoi connazionali, rifiutando - in un'intervista - di inviare un messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime che la giustizia italiana gli imputa: "Tutte le morti sono deplorevoli. Ma non c'è motivo che io chieda scusa per qualcosa che hanno commesso altri", ha detto. Affermazioni che non stupiscono Alberto Torregiani: "E' normale che parli così, lo ha sempre fatto, è coerente. Se avesse un po' di umiltà e chiedesse perdono, sarebbe sì una svolta", ha commentato il figlio di Pierluigi, una delle vittime, per il quale finché Battisti non sarà in Italia "non è il caso di gioire". "Cesare Battisti chiede al Brasile umanità. Umanità per le vittime di questo killer diciamo noi. Ridatecelo, lo aspetta il carcere", ha twittato il leader del Pd Matteo Renzi.

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