PARIGI. Bufera all'Unesco. Proprio nella settimana in cui a Parigi è riunito il 'conclave' dei 58 Stati membri dell'organismo Onu per Scienza, Educazione e Cultura per eleggere il successore della direttrice generale uscente, Irina Bokova, gli Usa e Israele hanno annunciato il ritiro dall'organizzazione dopo mesi di tensioni sul nodo del Medio Oriente.
La decisione, è stata presa in seguito alle recenti risoluzioni dell'Unesco, che hanno condannato lo Stato ebraico e gli insediamenti, considerate da Washington 'anti-israeliane'. E' dal 2011, quando la Palestina venne riconosciuta come membro a pieno titolo dell'organizzazione, che gli Usa hanno smesso di finanziarla pur mantenendo un ufficio nel quartier generale di Parigi e un'influenza dietro le quinte sulle sue politiche. L'odierna decisione entrerà in vigore il 31 dicembre 2018.
Gli Stati Uniti - ha precisato il Dipartimento di Stato - intendono diventare in seguito un osservatore permanente della missione per "contribuire alle visioni, prospettive e competenze americane su alcune delle importanti questioni affrontate dall'organizzazione inclusa la tutela del patrimonio dell'umanità, la difesa della liberta' di stampa e la promozione della collaborazione scientifica e dell'educazione". A stretto giro, anche il premier Benyamin Netanyahu ha dato istruzioni di "preparare l'uscita di Israele dall'Unesco in parallelo con gli Usa".
Netanyahu ha poi reso omaggio alla scelta del presidente americano. "La decisione di Trump - ha detto - è coraggiosa e morale, perché l'Unesco è diventato un teatro dell'assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce". Poco prima, l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, aveva dichiarato che "c'è un prezzo da pagare per la discriminazione contro Israele...La decisione di oggi rappresenta un punto di svolta: le risoluzioni assurde e vergognose dell'organizzazione contro il nostro Paese hanno conseguenze". Apprezzamento è stato espresso anche dall'ex ministra degli Esteri israeliana Tizpi Livni.
La grande fuga dall'Unesco ha suscitato reazioni in tutto il mondo. Rammaricata la numero uno uscente dell'organismo Irina Bokova. "E' una perdita per l'Unesco, una perdita per la famiglia delle Nazioni Unite, una perdita per il multilateralismo". Ma "il compito dell'Unesco non è finito e continueremo ad andare avanti per costruire un 21/o secolo più giusto, più pacifico e più equo, e per questo l'Unesco ha bisogno dell'impegno di tutti gli Stati".
Di "triste notizia" ha parlato il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov. E anche Parigi ha deplorato la decisione pur tirando subito acqua al suo mulino. In "queste circostanze" - ha detto il Quai d'Orsay - la candidatura dell'ex ministra degli Esteri francese, Audrey Azoulay, attualmente gomito a gomito con l'omologo del Qatar, Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari per succedere a Bokova, "assume un nuovo significato.
L'Unesco - argomenta Parigi - ha più che mai bisogno di un progetto nel quale tutti gli Stati membri possano riconoscersi, che ripristini la fiducia e superi le divisioni politiche ponendosi unicamente a servizio" delle sue missioni "essenziali". "Questo è il progetto che la Francia promuove oggi attraverso la candidatura di Audrey Azoulay". Salvo nuove sorprese, la data limite per lo scrutinio è previsto per oggi.
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