Giovedì 19 Dicembre 2024

Corea del Nord, nuovo missile: gli Usa valutano l'opzione militare

PECHINO. La Corea del Nord prosegue a passo spedito le sue 'provocazioni' malgrado la freschissima serie di sanzioni internazionali. In meno di tre settimane, due missili balistici hanno sorvolato Hokkaido, l'isola più settentrionale dell'arcipelago nipponico, e un test nucleare, il più potente dei sei finora fatti, ha causato un sisma artificiale superiore a magnitudo 6. E gli Usa adesso valutano "un'opzione militare". All'alba, partito da un sito vicino a Pyongyang, il missile balistico intermedio Hwasong-12, come ipotizzato dai militari di Seul, Tokyo e Washington, ha toccato un'altitudine di 800 km e la gittata di 3.700 km, prima di finire nel Pacifico, a poco più di 1.200 km dalle coste del Giappone, minacciato giovedì dalla Corea del Nord di 'affondamento' con l'uso di testate nucleari. Un missile, ha chiarito il ministro della Difesa nipponico Itsunori Onodera, lanciato "avendo in mente Guam", territorio Usa nel mar delle Filippine lontano circa 3.400 km, che il Nord ha minacciato di voler colpire come bersaglio simbolico. A Washington intanto tutte le opzioni restano sul tavolo. Compresa quella militare, ha spiegato il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, il generale H. R. McMaster, ribadendo comunque che "non e' la nostra preferita''. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha subito riunito il Consiglio di sicurezza nazionale affermando che Seul ha le capacità di fuoco in grado di distruggere la Corea del Nord "in modo irrecuperabile" chiarendo che, pur coi migliori propositi, il dialogo con Kim Jong-un è "impossibile in questa situazione". Le sirene di allerta, oltre ai messaggi su cellulari e via tv, sono state azionate nella parte settentrionale del Giappone, in un inedito meccanismo che ha interessato finora catastrofi naturali, come terremoti, tsunami o risveglio di vulcani. "E' tempo in cui alla comunità internazionale si richiede di agire unita contro le provocazioni del Nord che minacciano la pace nel mondo", ha affermato il premier Shinzo Abe che, appena rientrato dalla visita in India, ha avuto un colloquio telefonico con Moon. "Dobbiamo rendere chiaro alla Corea del Nord che se continua così il suo futuro non sarà brillante", ha aggiunto. Su richiesta di Usa, Corea del Sud e Giappone, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha in programma una riunione d'emergenza, a pochi giorni dalle sanzioni votate lunedì in risposta al test nucleare del 3 settembre. Mentre l'ambasciatrice Usa Nikky Haley, in vista dell'Assemblea Generale la prossima settimana, avverte che "le Nazioni Unite non sono qui solo per parlare ma anche per fare fatti, e si deve aprire una nuova fase". Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson, oltre a esprimere pieno disappunto, ha invitato tutte le nazioni a prendere nuove misure contro lo Stato eremita, convinto che le sanzioni appena varate "rappresentino il pavimento e non il tetto delle azioni che dobbiamo prendere". Cina e Russia, in particolare, devono "mostrare la loro intolleranza per questi lanci missilistici senza scrupoli, decidendo loro stessi azioni dirette": la prima, ha argomentato Tillerson, "rifornisce al Nord gran parte del fabbisogno petrolifero", la seconda "e' il principale utilizzatore della forza lavoro nordcoreana". Mosca ha condannato l'ultima mossa di Pyongyang e Pechino ha manifestato ferma opposizione, ma anche una sorta di impotenza spiegando di "non avere la chiave per una soluzione finale" sul nucleare nordcoreano, pur opponendo a ogni azioni che violi gli obblighi del Consiglio di Sicurezza. La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, ha sollecitato gli Usa a "giocare un ruolo maggiore nella risoluzione" del problema, reiterando l'appello alla calma a tutte le parti e al ritorno al tavolo negoziare per raffreddare le tensioni. Di fatto, Cina e Russia continuano a manifestare unità di intenti e un'alleanza sempre più solida, anche militare: da lunedì 18 al 26 settembre, le marine militari dei due Paesi avranno un altro ciclo di manovre nel mare di Okhotsk, acque poco trattate da Pechino, come risposta alle manovre vicino alla penisola coreana di Usa, Corea del Sud e Giappone.

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