ROMA. La Corea del Nord ha minacciato di "affondare" il Giappone con un attacco nucleare e ridurre gli Usa a "cenere e tenebre": la nuova provocazione promette un'ulteriore escalation delle tensioni dopo la recente decisione delle Nazioni Unite di imporre nuove sanzioni al regime di Pyongyang.
La minaccia giunge dal Korean Asia-Pacific Peace Committee, che gestisce i rapporti con Seul, attraverso l'agenzia di stampa ufficiale Kcna. Lo riportano le agenzie internazionali.
La Corea del Sud testa i missili da crociera Taurus destinati a colpire con "chirurgica precisione" bersagli lontani fino a 500 km, anche per attacchi mirati nella stessa capitale del Nord, Pyongyang.
All'ultima prova di forza di Seul, per nulla intenzionata a "piegarsi alle provocazioni", ha fatto seguito la prima reazione ufficiale dello Stato eremita che ha rispedito al mittente le più stringenti sanzioni votate lunedì all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu attraverso la risoluzione 2375, definita una "provocazione" con la regia Usa.
L'Aeronautica sudcoreana ha annunciato in mattinata di aver condotto "con successo" martedì un ciclo di esercitazioni usando per la prima volta i missili avanzati Taurus di fabbricazione tedesca, in una delle mosse militari più decise al più potente test nucleare mai fatto dal Nord il 3 settembre.
Le manovre sulla costa occidentale hanno visto lo schieramento dei jet F-15K che hanno lanciato i vettori colpendo a circa 400 km di distanza un target sistemato su un'isola. Una prova "utile a dimostrare le capacità di risposta a eventuali provocazioni" che, allo stato, potrebbero avvenire in qualsiasi momento. Seul sta procedendo allo schieramento di circa 170 Taurus, parte del piano di difesa denominato "Kill Chain", e ha deciso di importarne altri 90. Pyongyang, a circa 24 ore dalla decisione Onu, ha bollato le sanzioni come il "prodotto di una scellerata provocazione".
In una nota diffusa dalla Kcna, il ministero degli Esteri ha accusato la risoluzione "fabbricata" dagli Usa per colpire il suo "legittimo diritto all'autodifesa". Quindi, "determinazione a percorrere" la strada finora seguita e "raddoppio degli sforzi per rafforzare la tutela della sovranità del Paese e il suo diritto all'esistenza mettendo in campo un equilibrio funzionale con gli Usa".
Affermazioni che consolidano l'ipotesi che le velleità nucleari e balistiche non saranno abbandonate. Sotto il profilo delle sanzioni, Pyongyang potrebbe pagare un conto salato: l'import massimo di 500.000 barili di raffinati da ottobre a fine anno e di 2 milioni sull'intero 2018, varranno il taglio del 40% delle forniture petrolifere. Il Nord dovrebbe poi perdere 700-800 milioni dollari di manufatti tessili, a fronte di un export di 260 milioni di dollari da gennaio a luglio verso la Cina, pari al 44% del totale. A Seul, intanto, s'è recata in visita una delegazione dell' Assemblea parlamentare Nato di cui il deputato Paolo Alli è presidente, accompagnato da un'ampia rappresentanza tra cui i senatori Lorenzo Battista e Vito Vattuone. Negli incontri avuti, dal ministero della Difesa a quello degli Esteri fino al think tank Asan, "gli elementi raccolti indicano da un lato la volontà di una Corea del Sud che non vuole correre assolutamente verso la nuclerizzazione, ad esempio ospitando armi tattiche come chiesto da alcune forze nella società o in parlamento, mentre dall'altro ho trovato a Seul una percezione non di grave preoccupazione. Forse - ha aggiunto Alli - siamo più preoccupati noi da fuori che loro che hanno una storia di 70 anni di relazioni complesse".
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