Lunedì 23 Dicembre 2024

Fuga finita, ucciso il killer della Rambla: aveva una falsa cintura esplosiva

ROMA. Non è la fine dell’incubo, il trauma è ancora stampato nelle memorie e nei cuori, ma almeno un passo indietro nella spirale della paura. La morte del killer della Rambla Younes Abouyaaqoub, abbattuto oggi dalla polizia nelle colline a nord di Barcellona, segna la distruzione definitiva del gruppo jihadista che giovedì ha sconvolto la Spagna e il mondo.  Il giovane marocchino, 22 anni, era l’ultimo terrorista della cellula di Ripoll guidata dall’imam Abdelbaki Es Satty ancora in grado di nuocere. Quattro ora sono in carcere, otto sono morti, anche l’imam che aveva indottrinato e trasformato in sanguinari terroristi gli 11 ragazzi marocchini di Ripoll. La fuga del killer è finita a Subirats, fra le colline coperte di vigneti del Penedes, uno dei migliori vini catalani. Un finale in qualche modo paradossale. L’uomo più ricercato di Spagna è stato riconosciuto da una donna del posto che aveva visto la sua foto in tv. Proprio questa mattina la polizia aveva chiesto aiuto alla popolazione per localizzare e fermare Younes. Lo ha visto vagare nei vigneti, gli ha chiesto cosa facesse lì. Lui è fuggito e la donna ha chiamato la polizia, sicura di averlo riconosciuto. I Mossos d’Esquadra hanno invaso la zona e subito individuato l’uomo. Due agenti gli hanno intimato l’alt. Lui ha aperto la giacca mostrando una cintura esplosiva (che poi si è rivelata finta). Loro hanno sparato mentre Younes gridava 'Allah è grandè in arabo, e lo hanno abbattuto. Abouyaaqoub era l’uomo più ricercato di Spagna. La caccia era stata estesa a tutti i paesi europei, nel caso fosse riuscito a passare la frontiera. Ma lui era lì, nei vigneti del Penedes, apparentemente solo. Pochi giorni fa, giovedì alle 16.50, aveva lanciato un furgone in mezzo alle centinaia di persone che affollavano la Rambla. Dopo 600 metri aveva abbandonato il furgone - forse per l’attivazione degli air-bag a causa dei colpi contro i corpi della gente - ed era fuggito a piedi, lasciando dietro di sé 13 morti, tre italiani, e 130 feriti. Si era dileguato in mezzo alla folla nel panico, passando dal mercato della Boqueria, attraversando la città. Nella zona dell’Università aveva intercettato un giovane cooperante spagnolo, Pau Perez, che stava parcheggiando l’auto. Lo ha pugnalato, gettato il corpo sul sedile posteriore, e ripreso la fuga nella vettura, forzando un posto di blocco sulla Diagonal. Poi si era di nuovo dileguato a piedi. Da allora era svanito nel nulla. L’enorme caccia all’uomo lanciata per ritrovarlo fino ad oggi non aveva dato risultato. La cellula costruita a Ripoll, tranquilla e insospettabile cittadina dei Pirenei dall’imam Es Satty, ora è smantellata. Erano 12. Il capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero oggi ha confermato che l’imam è morto polverizzato manipolando esplosivi mercoledì notte nel covo di Alcanar con un altro terrorista. Altri 5 sono stati abbattuti venerdì notte sul lungomare di Cambrils. Oggi è morto Younes, 4 sono in manette. Tutte i 15 morti negli attentati di Barcellona e Cambrils, fra cui due bambini, sono stati ufficialmente identificati: sono sei spagnoli, tre italiani, due portoghesi, un belga, uno statunitense, un canadese e un australiano-britannico. Le salme sono state restituite alle famiglie e riportate in patria. La polizia catalana indaga ora anche per determinare se la banda dei baby-terroristi di Ripoll abbia avuto collegamenti operativi internazionali, e ha chiesto la cooperazione delle altre polizie europee. L’imam era stato tre mesi a Vilvoorde nel 2016, vicino a Bruxelles, uno dei centri di penetrazione jihadista in Europa. Ma gli inquirenti mantengono per ora il massimo riserbo al riguardo. L’interrogativo più importante cui dare risposta è un altro, sfugge all’inchiesta della polizia. Come è stato possibile trasformare in pochi mesi un gruppo di giovanissimi (metà aveva fra 17 e 21 anni) e normali ragazzi di provincia che giocavano a calcetto, amavano la musica, bevevano e scherzavano con le ragazze in un gruppo di spietati assassini pronti ad uccidere 'in nome di Allah' - il piano iniziale prevedeva un grande attacco con esplosivi contro la Sagrada Familia - centinaia di persone. Senza che nessuno si accorgesse di nulla.

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