MADRID. «No tinc por!», «Non ho paura!», ha gridato Barcellona oggi al mondo e in faccia agli sceicchi del terrore jihadista. Un urlo ripreso dalle migliaia di cittadini riuniti in Plaza Catalunia attorno a re Felipe VI e a tutti i leader politici del paese per rendere omaggio alle vittime dell’attentato e gridare la sfida ai terroristi. Colpita due volte in poche ore - ieri dal furgone omicida lanciato sulla folla nella Rambla che ha ucciso con altre 11 persone anche gli italiani Bruno Gulotta e Luca Russo, e poi nella notte a Cambrils, dove sono stati abbattuti cinque terroristi - la Catalogna «non si piega», ha detto il presidente Carles Puigdemont. Ma si teme in queste ore anche per la sorte di un terzo italiano, che avrebbe la doppia nazionalità. L’attentato di Barcellona, che ha fatto anche oltre 100 feriti, tre dei quali italiani, è stato rivendicato dall’Isis. Sulla caccia ai jihadisti da parte della polizia catalana sono arrivate oggi notizie contraddittorie. L’unica cosa sulla quale tutte le fonti sembrano convergere è che il conducente del furgone killer è stato ucciso a Cambrils. Chi fosse è invece ancora incerto. Alcune fonti sostengono che sia il giovane Moussa Oukabir, 17 anni. Altre invece riferiscono che non sarebbe lui l’esecutore materiale della strage, ma un altro dei terroristi abbattuti questa notte. Per entrambe le versioni, non ci sono state conferme da fonti ufficiali. Sulla Rambla ieri il primo attacco. Alle 16.50 un furgone Fiat bianco si è lanciato sulla folla - quasi tutti turisti - puntando e inseguendo a zig zag centinaia di persone senza difesa per 600 metri prima di schiantarsi contro un’edicola. Il conducente è fuggito a piedi, lasciando dietro a sé scene di orrore. Corpi a terra, una folla impazzita in fuga, fra grida, pianti, sangue. Nella notte i terroristi hanno colpito di nuovo. Intercettati verso l’1.30 ad un posto di blocco, 5 uomini armati di coltelli e con false cinture esplosive sono riusciti a forzare il passaggio e, inseguiti dalla polizia, sono piombati sul Lungomare di Cambrils, una cittadina balneare a 120 km a sud di Barcellona. La loro auto si è capovolta. Sono scesi coltelli in mano e si sono lanciati sui passanti. Hanno ferito cinque persone - una donna è morta in ospedale, portando a 14 il bilancio complessivo delle vittime - prima di essere abbattuti. Un’agente donna ha ucciso da sola 4 terroristi. Il comandante della polizia catalana non ha escluso che fra i cinque uomini abbattuti ci possa essere anche il conducente del furgone della morte di Barcellona, che però non ha identificato. Le indagini della polizia puntano verso due basi arretrate dei terroristi nella Catalogna profonda, dove è forte l'influenza dell’estremismo salafita nell’importante comunità marocchina della regione, 200mila persone. Due cittadine, Ripoll nei Pirenei vicino alla frontiera francese, e Alcanar, nella provincia di Tarragona a sud, sono al centro dell’inchiesta. La polizia spagnola ha segnalato ai colleghi francesi una Kangoo bianca che potrebbe essere legata agli attentati e aver passato il confine. A Ripoll - 10mila abitanti, 10% di origine marocchina - si è formata la cellula attorno a Moussa Oukabir e al fratello Driss, ora in manette. Da Ripoll vengono sei dei presunti membri della cellula. Tutti marocchini, giovani, fra 17 e 34 anni, senza precedenti penali per terrorismo, finora sfuggiti al radar della polizia. Ad Alcanar c'era la base operativa della cellula, dove erano in preparazione ordigni esplosivi per un attentato di grandi dimensioni a Barcellona. Ma nella notte fra mercoledì e giovedì qualcosa è andato storto. La casa è esplosa, forse 'un incidente di lavorò. Due uomini sono morti, un altro è stato ferito. Ora è in arresto. Secondo il capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero, l’incidente ha costretto i jihadisti, che preparavano attentati «di grandi dimensioni», a cambiare piani e "agire alla disperata», senza esplosivi, a Barcellona e Cambrils. La Spagna intanto stringe le fila davanti all’attacco del terrorismo islamico. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha proclamato l’unità nazionale davanti alla minaccia jihadista. A Barcellona ha tenuto un vertice con il presidente catalano Carles Puigdemont. I due uomini - durissimi avversari sulla corsa della Catalogna verso l’indipendenza alla quale Puigdemont ha detto di non voler rinunciare - hanno promesso totale collaborazione sulla sicurezza e si sono stretti la mano per ben tre volte, ha registrato la stampa spagnola. Domani Madrid deciderà se portare al livello 5, il più alto, l’allarme terrorismo, una misura che dispiegherebbe anche l’esercito a difesa dei punti sensibili del Paese.