Domenica 22 Dicembre 2024

Furgone contro la folla sulla Rambla a Barcellona: 13 morti e 80 feriti. L'Isis rivendica

BARCELLONA. Pomeriggio di terrore a Barcellona, una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo, soprattutto italiani. Verso le 17 un furgone bianco è piombato sulla folla che passeggiava sulla Rambla, nel cuore della capitale catalana, facendo una strage. Almeno 13 morti e 80 feriti, 15 dei quali gravi, in un massacro che l'Isis ha rivendicato in serata attraverso la sua 'agenzia' Amaq. Dopo i ripetuti attentati che hanno insanguinato l'Europa negli ultimi anni, quello di Barcellona è il primo attacco islamista a colpire la Spagna dalle stragi dei treni di Madrid del 2004, firmate da Al Qada, che fecero 191 morti. Un uomo di origine maghrebina, sembra nato a Marsiglia, è stato arrestato. Si chiama Driss Oukabir. E' lui che ha noleggiato il furgone usato nella strage della Rambla. Non è chiaro se possa essere il conducente. Fisicamente potrebbe quadrare con l'identikit del terrorista responsabile della strage tracciato da un testimone: "23-25 anni, magro, capelli scuri, con una t-shirt grigia". Altri due uomini ricercati dalla polizia sono stati dati in fuga. Ma in serata, in un susseguirsi di notizie confuse, il capo del governo catalano Carles Puigdemont ha annunciato che un altro arresto è stato compiuto in relazione all'attacco, mentre un terzo uomo sarebbe stato ucciso in una sparatoria con la polizia a Sant Just Desvern, una decina di chilometri a ovest di Barcellona, dopo aver tentato di forzare uno dei posti di blocco allestiti alle principali uscite della città. Secondo le prime ricostruzioni il furgone bianco è piombato sulla Rambla dalla parte di Plaza Catalunya ed ha falciato la folla a passeggio sul viale più famoso di Barcellona seguendo una traiettoria a zig-zag per fare più morti possibili. "Puntava e inseguiva la gente", ha raccontato un testimone italiano. Sulla Rambla è stato panico immediato. La gente urlava, correva disperata, cercava di togliersi dalla traiettoria del terrorista. La corsa omicida del furgone è proseguita per circa 700 metri. Poi all'altezza del teatro del Liceo è andato a sbattere contro un'edicola. Il terrorista è balzato a terra e si è dato alla fuga. "Aveva una maglietta grigia. Sembrava molto alterato, come sotto l'effetto di una droga", ha riferito un altro testimone, che un attimo prima era riuscito ad agguantare il figlioletto e toglierlo dalla folle traiettoria del terrorista. Subito è scattata la caccia all'uomo. La polizia catalana ha chiuso la zona e evacuato le stazioni metro e della ferrovia Renfe. La gente sulla Rambla si è data alla fuga correndo in tutte le direzioni, cercando salvezza nei negozi e nei ristoranti, che sono stati chiusi dalla polizia. Il quartiere è stato blindato, invaso da polizia e ambulanze. Fra gli scampati alla strage, nei loro rifugi precari, sono stati altri momenti di ansia e di panico. Nella fuga verso la salvezza, molti hanno perso amici e parenti. Tutti cercavano di avere notizie e di avvertire le famiglie. Intanto le ambulanze trasportavano morti e feriti negli ospedali della città. Fra i feriti "ci sono anche bambini", ha avvertito la tv pubblica Rtve. Le autorità catalane in serata hanno confermato un bilancio provvisorio di 13 morti e 80 feriti, senza rendere nota ancora la loro nazionalità. Fra di loro ci sono certamente cittadini stranieri. La Rambla, un 17 agosto, è la mecca dei turisti di tutto il mondo che ogni estate affollano la metropoli catalana. Sono in corso le verifiche per stabilire il coinvolgimento di italiani, ma la Farnesina ha avvertito che c'è il rischio concreto che ci siano connazionali tra le vittime, non si sa ancora se tra i morti o i feriti. L'attentato di Barcellona è un colpo durissimo per una città e per un paese in pieno boom turistico. Un'industria, la prima della Spagna, che ha aiutato il Paese negli ultimi tre anni - approfittando anche della crisi di paesi della sponda sud del Mediterraneo attaccati dal terrorismo - a uscire dal tunnel della crisi. Ed è anche un segnale preoccupante per tutti. Nessuno può ritenersi immune. Da due anni la Spagna aveva innalzato al livello quattro, il penultimo più alto, l'allerta terrorismo islamico. E le misure di sorveglianza. La sua polizia inoltre è una delle più efficaci in Europa nella lotta alla piovra jihadista, con oltre 200 arresti dal 2015. Negli ultimi anni sono stati sventati in extremis attentati jihadisti a Madrid e Barcellona. Ma la strage di oggi non ha potuto essere evitata. Gli inquirenti ritengono non si tratti come in altri attentati analoghi con auto o camion lanciati sulla folla dell'azione di un 'lupo solitario'. Ma di un attentato organizzato da una cellula. I terroristi disponevano di un secondo furgone, noleggiato e ritrovato a Vic, alle pendici dei Pirenei, che doveva servire per la fuga. Davanti alla strage di Barcellona, la politica spagnola ha ritrovato la compattezza dei tempi della lotta contro il terrorismo dell'Eta. Tutti i leader hanno avuto parole di dura condanna. Re Felipe VI ha parlato di "assassini, semplici criminali che non riusciranno a terrorizzarci". Il premier Mariano Rajoy ha interrotto le vacanze per volare a Barcellona, dopo una lunga telefonata con il presidente secessionista catalano Carles Puiogdemont. I due uomini sono impegnati in una lotta all'ultimo sangue in vista del referendum catalano sull'indipendenza del primo ottobre. Ma il dramma di Barcellona ora, per una Spagna sotto shock, passa prima di tutto.  

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