FIRENZE. «Non conosco le procedure legali. Ma quello che chiede la nostra comunità e quello che chiede la famiglia, che ho incontrato stamane, è che sia fatta giustizia per un delitto così efferato e insensato». Così Sandro Fallani, sindaco di Scandicci, comune alle porte di Firenze dove viveva Niccolò Ciatti, il 22enne morto dopo aver subito un pestaggio in una discoteca a Lloret de Mar, in Spagna, ha commentato stamane la notizia, riportata dai media locali, secondo cui due dei tre aggressori sarebbero stati messi in libertà dal giudice e potranno tornare in Francia dove vivono come richiedenti asilo. La famiglia Ciatti è rientrata in Italia, domani sera veglia a Scandicci.
Fallani, insieme con il comandante della polizia municipale di Scandicci, ha incontrato stamane il padre, la madre e la sorella di Niccolò nella loro casa. «Il nostro Governo e noi stiamo seguendo la vicenda e continueremo a farlo - ha proseguito Fallani -. La famiglia, come si può immaginare, è molto provata ma chiede con forza che sia fatta giustizia».
Il Governo e lo stesso comune di Scandicci si stanno occupando delle pratiche per il rientro della salma di Niccolò in Italia. Intanto, domani sera alle 21 nella chiesa di Casellina, il quartiere dove vive la famiglia Ciatti, si terrà una veglia di preghiera.
«Non sono essere umani ma bestie che hanno ammazzato mio figlio come un sacco di patate, non posso dire neanche come un cane perchè neanche un cane si merita una fine così». E «la cosa triste» vedendo il video dell’aggressione, è che «che tutti, tutti sono stati a guardare impotenti, sarebbe bastato che forse qualcuno intervenendo poteva risparmiargli quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato». Queste le parole al Tg1 Rai del padre di Niccolò Ciatti.
L’aggressione è stata ripresa dalle telecamere del locale e il padre spiega: «Ho visto la metà di questo video terribile perchè come padre non ci sono riuscito, mi sono ripromesso anche di non farlo vedere a mia moglie ma lei lo ha già visto. Ora che ne ho visto un pezzo è la dimostrazione delle bestie che abbiamo di fronte».
Niccolò, prosegue il padre, «ha trovato queste tre persone che lo hanno spinto, perchè queste sono persone che cercavano soltanto le botte, paramilitari non lo so che cosa sono e poi me lo hanno massacrato». Niccolo, ricorda il padre commosso «era alto più di un metro e novanta, 80 chili, un fisico, era bellissimo, lo hanno distrutto solo perchè ha ricevuto una spinta e lui ha reagito e questo non ha aspettato altro che massacrarlo, perchè questo era il suo lavoro, lo voleva massacrare e me lo ha ammazzato».
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