CHARLOTTESVILLE. Scontri, feriti e arresti a Charlottesville, in Virginia, durante una manifestazione dei suprematisti bianchi contro la rimozione della statua del generale confederato Robert Lee, uno dei protagonisti della Guerra di Secessione americana.
Fra slogan nazisti, gridando «Heil Hitler» e cantando gli ''ebrei non ci sostituiranno», i suprematisti bianchi hanno invaso la piccola e tranquilla città della Virginia da venerdì sera. La tensione è salita nella mattinata, con gli scontri iniziati ancora prima che la manifestazione prendesse il via. Nel giro di un’ora la situazione è precipitata, con il governatore Terry McAuliffe costretto a dichiarare lo stato di emergenza e a mettere in allerta la Guardia Nazionale. La polizia in assetto da guerriglia è intervenuta, dichiarando fuorilegge la manifestazione e ordinando a chi era in piazza di disperdersi.
La tensione però non si è allentata: un’auto è finita contro la folla, travolgendo almeno nove persone. «E' stato intenzionale» riferiscono alcuni testimoni.
Il mondo politico americano si è affrettato a condannare gli incidenti. Lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha definito lo «spettacolo di Charlottesville ripugnante». Dalla Casa Bianca la prima a commentare è stata la first lady, Melania Trump, condannando la violenza che «non porta nulla di buono». Il commento di Trump si è fatto attendere fra le polemiche: nonostante il presidente sia un avido consumatore di informazione televisiva, la sua condanna secca è arrivata dopo ore, affidata a un tweet. «Non c'è posto per questo tipo di violenza in America» ha detto il presidente.
Ma la polemica sui tempi di reazione troppo lenti non si placa, soprattutto alla luce dell’appoggio degli estremisti di destra a Trump durante la campagna elettorale e la presenza nell’amministrazione del controverso stratega Steve Bannon. Una condanna compatta degli incidenti è arrivata anche dai democratici, con l’ex presidente Bill Clinton che ha invitato a opporsi in modo secco e deciso al suprematismo bianco.
Gli incidenti a Charlottesville sono gli ultimi di una lunga serie negli Stati Uniti, tutti legati alla rimozione di statue e simboli dei confederati della Guerra di Secessione.
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