CARACAS. Nicolas Maduro come un rullo compressore, sempre all’attacco, anche nei confronti del Vaticano. A Caracas, l’assemblea costituente all’unanimità ha dato via libera alla rimozione della procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, misura che isola ancora di più il Venezuela, espulso oggi dal Mercosur.
Qualche ora dopo la cacciata di Caracas da parte dell’organismo sudamericano, Maduro ha in'intervista ad una radio argentina parlando tra l’altro del Vaticano e dei tentativi di mediazione della crisi venezuelana. «Una cosa è il percorso del Papa come difensore dei popoli cristiani con la sua umiltà, un’altra, molto diversa, è la struttura, ha sottolineato, della segreteria di stato vaticana, della burocrazia». "Sfortunatamente Monsignor Parolin è caduto nelle mani dei settori più estremisti del vertice della Chiesa cattolica venezuelana», ha aggiunto Maduro.
Poco prima, anche Washington si è riferita a quanto avviene in questi giorni nel paese, escludendo l’ipotesi di un intervento militare: un’opzione «improbabile», ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, che ha lanciato un appello ai venezuelani a «salvare il paese da una dittatura autoritaria».
A Caracas si sapeva che la procuratrice era da tempo nel mirino del 'chavismo' e che quindi sarebbe stato il primo obiettivo di Maduro sulla scia dell’insediamento della Costituente tutta 'bolivariana', che ha messo fuori gioco il parlamento controllato dall’opposizione.
Fin dal mattino presto decine di uomini della 'guardia nazionale bolivariana', guidati da un colonnello, hanno circondato la sede della procura generale isolando l’area. Poco dopo, mentre cercava di avvicinarsi ai suoi uffici e prima di denunciare «l'assedio» della sede, la procuratrice è stata aggredita dagli uomini della polizia 'chavista'. «Sono stata spintonata, mi hanno attaccato con gli scudi per impedire» di entrare nella sede della procura.
«Vogliono nascondere le prove su Odebrecht e sulla corruzione nel paese», ha detto riferendosi allo scandalo delle tangenti che ha al centro il gruppo brasiliano, prima di lasciare la sede della procura in moto, tra due uomini della sua sicurezza.
«Non ho paura per me, ma per il mio paese», ha contrattaccato Ortega Diaz, che probabilmente sarà processata. Per ora, non può lasciare il Paese e i suoi conti sono bloccati.
Poco dopo ha fatto sapere di respingere la decisione della Costituente, sottolineando che «nel paese è in pieno corso un golpe contro la Costituzione, combatterò fino all’ultimo respiro».
Incurante, la nuova assemblea è andata avanti sulla sua strada: scalzata Ortega Diaz, ha infatti velocemente designato "in modo provvisorio» il suo successore, e cioè l’Ombudsman (difensore dei diritti civili), Tarek William Saab.
Proprio sulla base degli ultime decisioni di Maduro - ma non solo - il Mercosur, in una riunione a San Paolo, ha intanto "sospeso in modo indefinito» il Venezuela per il mancato rispetto della 'clausola democratica'. Quella dei ministri degli esteri di Brasile, Argentina e Paraguay è politicamente una espulsione. Nel suo fermo 'no' a Maduro, il gruppo si spinge a chiedere «l'avvio di un processo di transizione politica», oltre che un ritorno della democrazia. Per Maduro, la decisione è frutto «dell’oligarchia golpista del Brasile e di quella miserabile dell’Argentina. Non ci cacceranno mai, ha sottolineato, dal Mercosur».
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