WASHINGTON. Donald Trump vuole voltare pagina dopo il 'dramma Obamacare' - sbloccato più che definitivamente superato, visto che il Senato ha respinto anche la proposta per la sola revoca della riforma voluta da Obama - e guida l'attenzione verso la prossima priorità: la riforma della tasse, in cui promette sgravi per le aziende e la classe media. Lo fa in una intervista al Wall Street Journal, con il tono di chi vuole chiudere un capitolo e guardare avanti. Ma poi via Twitter detta tutta un'altra linea, quando torna ad attaccare il ministro della Giustizia Jeff Sessions, alimentando quello scontro a distanza che tiene banco in una Washington dove la 'pausa estiva' sembra così non arrivare mai. Jeff Sessions si trova fisicamente alla Casa Bianca, per incontri di routine, quando il presidente torna a strigliarlo via Twitter: "Perchè Sessions non ha sostituito il direttore dell'Fbi ad interim Andrew McCabe, un amico di Comey, incaricato delle indagini su Clinton", si chiede il presidente, secondo cui incassò invece "una marea di dollari ($700,000)... da Hillary Clinton" per la campagna elettorale di sua moglie "Prosciugate la palude!". Critiche su critiche, da giorni ormai, e pesanti: tra delusione dichiarata e frustrazione. Però il presidente non lo licenzia, vuole che sia Sessions a gettare la spugna. Lo sottolineano ormai senza remore anche gli osservatori più cauti, fino a chi arriva a parlare di 'umiliazione pubblica'. Del resto lo scontro è pubblico. I due non si parlano e si mandano messaggi: il capo di gabinetto di Sessions, Jody Hunt, ha riferito a Rience Priebus, capo di gabinetto del presidente Donald Trump, che il ministro della Giustizia "non intende dimettersi", scrive il Washington Post citando fonti informate. Il Congresso intanto ribolle, i repubblicani in particolare sono combattuti sulla vicenda. Perché Sessions è pur sempre uno di loro, un senatore, e l'istinto é di schierarsi in sua difesa. Lo hanno fatto diversi conservatori, ma anche il leader della maggioranza Gop al Senato, Mitch McConnell, pur dichiarando equidistanza. McConnell intanto è alle prese con la 'matassa Obamacare' tutta ancora da sbrogliare pur dopo il voto che ha sbloccato l'iter riaprendo quindi in aula il dibattito. Bocciato definitivamente il testo elaborato per 'revocare e sostituire', affossato dalle divisioni tra i repubblicani, il Senato ha oggi respinto anche la proposta per la sola revoca dell'Affordable Care Act con (45 voti favorevoli e 55 contrari). Si deve quindi ricominciare da capo, trovare un accordo su un nuovo testo, magari bipartisan (lo ha auspicato John McCain in un appassionato intervento al rientro in aula dalla convalescenza dopo la diagnosi di tumore). Intanto però Trump mette a segno un punto, potendo rilanciare quindi la sua promessa di "revocare e sostituire", offrendo quindi un qualche tipo di copertura sanitaria ad una platea di americani. In grande attività anche le commissioni intelligence e Giustizia, sia alla Camera che al Senato, dove procedono consultazioni e audizioni sul cosiddetto 'Russiagate'. Salta però l'attesa testimonianza di Donald Trump Jr, che oggi sarebbe dovuto comparire davanti alla commissione Giustizia del Senato così come Paul Manafort, l'ex manager della campagna elettorale di Trump. Un rinvio parte dovuto alle trattative in corso con la stessa commissione sui termini della loro collaborazione: quindi per ora cancellata l'audizione pubblica in cambio della consegna di documenti. Trump così prende fiato e parla di tasse: nell'intervista al Wall Street Journal ha ribadito la sua intenzione di ridurre l'aliquota sulle società al 15%. L'altro dossier poi cui intende dare alta priorità è quello commerciale, con allo studio un accordo fra Stati Uniti e Gran Bretagna e le trattative per rinegoziare il Nafta, l'accordo di libero scambio fra Stati Uniti, Canada e Messico.