WASHINGTON. Gli Stati Uniti hanno deciso di proibire agli americani di viaggiare in Corea del Nord.
Lo ha confermato il dipartimento di Stato a Washington, dopo indiscrezioni diffuse da alcuni tour operator, tra cui 'Young Pioneer Tours' che organizzo' il viaggio dello studente americano Otto Warmbier, morto a giugno dopo aver trascorso 17 mesi in un carcere nordcoreano dove era stato condannato a 15 anni di reclusione e lavori forzati per attivita' anti statale dopo aver confessato tra le lacrime di aver rubato uno striscione di propaganda .Il 22enne era stato rilasciato in stato di coma dalla Corea del Nord per ''ragioni umanitarie''.
E' stato proprio il caso di Otto Warmbier a indurre Washington all'azione: i "seri rischi" di altre detenzioni hanno indotto a questa decisione il segretario di Stato Rex Tillerson, ha sottolineato la portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert.
Il divieto entrerà ufficialmente in vigore 30 giorni dopo la pubblicazione la prossima settimana. Chi voglia viaggiare in Corea del Nord per alcuni specifici motivi umanitari o altri limitati scopi potrà fare richiesta presso il dipartimento di Stato per un passaporto con una specifica autorizzazione, ha spiegato Heather Nauert.
La tensione tra Washington e Pyongyang è altissima da mesi, concentrata sul programma nucleare nordcoreano e i test missilistici considerati una provocazione dall'amministrazione Usa e che Pyongyang insiste continuerà a esercitare. L'ultima indicazione è di qualche giorno fa da fonti di intelligence americana secondo cui la Corea del Nord sta preparando un nuovo lancio missilistico, si tratterebbe di un missile a raggio intermedio e potrebbe essere effettuato nelle prossime due settimane.
Solo l'ultimo in ordine di tempo di una serie di indicazioni e anche di botta e risposta, fino ai duri moniti ripetuti dal presidente Trump. Nella reazione al caso dello studente Otto Warmbier, pur risoluti, gli Stati Uniti sono rimasti piu' cauti. Fino a quest'ultimo provvedimento.
Il presidente Donald Trump era furioso alla notizia della morte del giovane, l'America indignata, poi la pressione bipartisan sulla Casa Bianca per una risposta dura e adeguata al dittatore Kim Jong-un. La cautela ha però prevalso, nel timore che una risposta istintiva a Pyongyang sull'onda dell'indignazione possa provocare danni irreparabili, con una vera e propria escalation militare in grado di coinvolgere l'intero sudest asiatico. Senza contare il destino degli altri cittadini americani ancora in mano al regime.
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