LISBONA. Il Portogallo è sotto shock. Le fiamme che hanno divorato Pedrogao Grande hanno lasciato un paesaggio da apocalisse, cadaveri di case, alberi e chiese, auto incenerite abbandonate in mezzo alle strade, corpi carbonizzati. Il Paese ha vissuto una delle tragedie più gravi della sua storia recente. Il violento incendio che ha devastato questa zona del Portogallo centrale vicino a Leiria ha fatto almeno 61 morti (una cifra destinata «probabilmente» a salire), 59 feriti, cinque dei quali gravi, incenerito case e foreste, seminato il terrore fra la popolazione in fuga nella notte su strade nelle quali le fiamme erano in agguato, spinte da venti molto forti. "Le fiamme volavano» ha raccontato un sopravvissuto. Almeno 47 delle 61 vittime per ora accertate sono morte scappando dai loro villaggi minacciati dall’incendio. Diverse auto sono state bloccate dalle fiamme. Hanno cercato di tornare indietro. Ma altre fiamme ne hanno bloccato la fuga. Trenta persone sono morte carbonizzate nelle auto, altre 17 fuori mentre tentavano di fuggire a piedi. Fra i morti almeno quattro bambini. Il primo identificato è stato il piccolo Rodrigo, 4 anni, morto mentre attraversava la foresta nell’auto dello zio per andare dai nonni. Il suo corpicino è stato trovato accanto all’auto carbonizzata. Fra le vittime anche un altro bambino di 4 anni e due di otto. Per il Portogallo ora la Statale 236 è «la strada della morte». Una strada maledetta. Solo sul suo percorso attorno a Pedrogao sono morte carbonizzate nella notte 30 persone. La polizia giudiziaria ha escluso che dietro al disastro ci sia una mano criminale. Le cause dell’incendio sono naturali ha spiegato. Un fulmine ha colpito un albero, la vegetazione secca per la mancanza di piogge, le alte temperature e i venti violenti che soffiano dall’Oceano hanno formato un cocktail mortale in una zona che ospita le più grandi foreste del paese. «Non si ha memoria di un tale disastro umano», ha detto il premier Antonio Costa, accorso nella notte da Lisbona con il capo dello stato Marcelo Rebelo de Sousa. Il governo ha decretato un lutto nazionale di tre giorni, davvero sentito da tutto il paese, commosso dalle immagini del disastro. La nazionale di calcio in segno di lutto in Russia ha giocato con una fascia nera al braccio. Da tutto il mondo sono giunti messaggi di cordoglio. Il Papa all’Angelus ha espresso dolore per «il caro popolo portoghese» e invitato a pregare per Pedrogao. Spagna e Francia hanno mandato sei Canadair. L’Italia ne ha inviati due, partiti in serata da Ciampino. L’Ue ha attivato il meccanismo di assistenza protezione civile. La lotta contro l’incendio, attivo ancora su quattro fronti, due dei quali violenti, continua. Diversi villaggi sono stati evacuati. Sui volti dei sopravvissuti rifugiati nei piccoli comuni attorno a Pedrogao, c'è dolore per le vittime e ansia per i cari di cui si è senza notizie. La rete telefonica è collassata. Le strade sono bloccate. Per molti è stata una giornata di affannosa ricerca di notizie dei propri familiari e amici. Per alcuni finita fra dolore e lacrime. Per i più fortunati, con un accorato «Graças a Deus».