Venerdì 22 Novembre 2024

Incendio di Londra: morti i due giovani italiani. Contestata la May

VENEZIA. Si alzano a Londra fiammate di protesta, dopo quelle del rogo assassino che mercoledì ha sventrato dal basso in alto i 24 piani di case popolari della Grenfell Tower annientando la vita e i sogni di decine di persone: fra cui Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani architetti veneti dei quali la famiglia conferma ormai la morte. Solo che questa volta sono fiamme che rischiano di incenerire il governo della premier Theresa May, azzoppato dalle elezioni una settimana fa e adesso sotto il tiro d’una piazza infuriata. «Vergognati, codarda!», le hanno urlato contro stasera quando si é decisa, dopo due giorni di nascondino, a presentarsi fra la gente del quartiere colpito, ai margini di North Kensington, nel centro d’aiuto improvvisato nel complesso della chiesa di Saint Clements. Gente che di fatto l’ha cacciata via nel giro di pochi minuti, inveendo e lanciando quel che capitava a tiro. La rabbia di strada si é consumata lì, nella zona della sciagura, di fronte al municipio del Consiglio locale di Kensington and Chelsea - borgo londinese del lusso, ma non solo - controllato come il governo di Sua Maestà, da un Partito Conservatore sempre meno saldo in sella. Ad animarla, famiglie disperate dei molti inquilini della torre-trappola che vengono ancora indicati come 'dispersì - mentre la stima dei morti sale ad almeno 70 e il conteggio fra i resti carbonizzati é tutt'altro che concluso - e dal popolo degli altri caseggiati meno fortunati. Persone che hanno accolto con rispetto la regina, arrivata in visita in mattinata con il nipote William, anche ad ascoltare, fuori da ogni protocollo, le urla di dolore di una donna. Per sfogare invece più tardi la loro frustrazione contro la sede municipale, presa d’assalto da centinaia di dimostranti, fino all’intervento della polizia e all’arresto di uno dei più esagitati. E infine contro la malcapitata May, alla quale non é bastato annunciare lo stanziamento di 5 milioni di sterline di aiuti dopo una riunione interministeriale ad hoc, né visitare in fretta e furia alcuni dei 24 feriti in ospedale. La ministra Andrea Leadsom giura che la premier «ha il cuore a pezzi», ma l’opinione pubblica vede altro. Vede la cura con cui ha tentato a lungo di evitare ogni contatto con la folla nel timore di una contestazione che in questo modo é riuscita solo a ingigantire. Vede la balbettante intervista a SkyNews in cui, incalzata da una giornalista, non ha saputo far altro se non ripetere come un disco rotto che «si sta facendo tutto il possibile». Parole che non convincono i media, sempre più critici. E non convincono affatto quella gente: pronta ieri ad abbracciare il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn, con la stessa emotività con cui oggi maledice la premier Tory. I laburisti cercano da parte loro di dare anche un volto politico alla protesta, con una manifestazione più istituzionale vicino al sorvegliatissimo palazzo del parlamento di Westminster, dove oggi stesso l’arresto di un uomo trovato in possesso di un coltello aveva fatto risvegliare per qualche minuto la paura del terrorismo. A condurre la battaglia, con Corbyn (che arriva a proporre la requisizione temporanea delle tante case sfitte dei ricchi per dare un tetto agli sfollati), si ritrova il sindaco di Londra, Sadiq Khan, figlio d’immigrati e musulmano come non poche delle vittime di Grenfell Tower. Khan affida il suo atto d’accusa a una lettera aperta alla May: imputando al governo di «non aver fatto abbastanza» per prevenire «l'orrendo disastro» di mercoledì, nè dato «risposte" tempestive di fronte alla «rabbia della comunità» e neppure garantito assistenza sufficiente. La replica piccata del suo predecessore conservatore, Boris Johnson, attuale ministro degli Esteri e forse futuro premier se May dovesse cadere, non si fa attendere. «E' un’oltraggiosa politicizzazione dell’incendio», tuona Johnson, per il quale «é incredibile che il Labour suggerisca che questa tragedia sia in qualche modo causata dai tagli ai servizi». Anche se la vox populi dice proprio questo. Certo, le cause dell’incendio restano da stabilire, mentre l'ipotesi dell’esplosione di un frigo sparata dal Mail vale al tabloid una smentita e 1100 reclami all’autorità garante dei media. Tuttavia le denunce sui sistemi anti-incendio fantasma; sui pannelli isolanti di alluminio e polistirene infiammabili installati per dare un lustro fasullo e a buon mercato alla torre; sulle tubature del gas non protette appaiono fondate. Con sospetti sugli interessi della società privata di gestione dell’edificio, come pure sui mancati controlli delle autorità. E se l’indagine di Scotland Yard esclude il dolo, lascia già intravvedere un intreccio di negligenze criminali.

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