WASHINGTON. Esecuzioni di massa dei prigionieri della guerra civile tramite impiccagioni e distruzione dei loro corpi in un crematorio per nascondere le prove: è la terribile accusa mossa oggi dall'amministrazione Trump a Damasco. Il governo di Assad "è sprofondato in un nuovo livello di depravazione" con il sostegno di Russia e Iran, ha denunciato Stuart Jones, alto diplomatico Usa per il Medio Oriente mostrando le foto satellitari del presunto crematorio, che sarebbe stato ricavato modificando un edificio della prigione militare di Saydnaya, a 45 minuti a nord di Damasco. Sono immagini scattate durante vari anni, a partire dal 2013, e che non costituiscono una prova schiacciante e definitiva sulla natura dell'edificio ma mostrano una struttura coerente con tale uso. In una foto presa nel gennaio del 2015, ad esempio, si vede un'area del tetto dell'edificio con la neve che si scioglie. "Noi crediamo che il regime siriano abbia installato un crematorio nella prigione di Sednaya che potrebbe disfarsi dei resti dei detenuti per nascondere l'ampiezza delle esecuzioni di massa", ha spiegato. Secondo fonti credibili, ha aggiunto, molti corpi sarebbero invece gettati in fosse comuni. Gli Usa, ha promesso, presenteranno le prove alla comunità internazionale. Il Dipartimento di Stato ritiene che nella prigione siano impiccati circa 50 detenuti al giorno. Era stata Amnesty international a puntare per prima il dito contro il carcere di Sednaya: in un rapporto dello scorso febbraio sosteneva che vi venivano impiccate mediamente da 20 a 50 persone a settimana, per un totale tra 5000 e 13 mila vittime in quattro anni. Una carneficina, con l'ombra sinistra di un crematorio che evoca gli eccidi nazisti. L'accusa arriva all'indomani di un'intesa anche tra Usa e Russia sulla creazione di zone cuscinetto in Siria, concordata nei colloqui di Astana tra Mosca, Ankara e Teheran. Ma Jones ha espresso dubbi anche su questo: "Alla luce del fallimento dei precedenti accordi per il cessate il fuoco, abbiamo motivo di essere scettici". E ha rilanciato il monito al regime di Assad perché fermi tutti gli attacchi contro i civili e le forze di opposizione, richiamando la Russia alla sua responsabilità nel far rispettare a Damasco i suoi impegni. "Siamo inorriditi dal fatto che queste atrocità sono state compiute dal regime siriano apparentemente con l'incondizionato sostegno della Russia e dell'Iran", ha aggiunto il diplomatico. Le ha fatto eco la portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, la quale ha ricordato che il capo della diplomazia Rex Tillerson è stato "fermo e chiaro" nel suo recente incontro con il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, ribadendogli che Mosca "deve usare il suo potere per tenere a bada il regime di Assad". Il Cremlino non ha reagito alle accuse di complicità ma Vladimir Putin proprio oggi ha detto di sperare moltissimo che la creazione delle zone di de-escalation in Siria "sia uno strumento efficace, prima di tutto per mantenere la cessazione delle ostilità". Intanto dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani e media locali arrivano notizie di altre 20 vittime civili, attribuite ai raid della coalizione a guida Usa nel nord della Siria in una zona in mano all'Isis.