ROMA. La tensione torna altissima nella penisola coreana dove stamane Pyongyang ha lanciato l’ennesimo missile balistico che ha percorso una distanza di almeno 700 chilometri (800 secondo fonti giapponesi) prima di cadere nel mar del Giappone. I capi di stato maggiore delle forze armate sudcoreane per primi hanno confermato il lancio, precisando che è avvenuto nei pressi di Kusong City, nella provincia di North Pyongan, già teatro di un altro test balistico di medio raggio lo scorso 12 febbraio.
Dopo due settimane di «tregua» quindi, il regime di Pyongyang è tornato a farsi sentire con un nuovo test, subito definito 'una provocazione' dal neo presidente sudcoreano Moon Jae-in, da poco insediatosi a Seul. È quest’ultimo ha subito convocato e presieduto un vertice di emergenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale per discutere la questione. Il lancio è «una chiara violazione delle risoluzioni dell’Onu» e «una grave minaccia alla sicurezza regionale» ha commentato Moon Jae-in che ha invitato Pyongyang a lavorare alla ripresa del dialogo.
Negli stessi minuti il governo di Tokyo ha espresso una protesta formale per il lancio del missile, definendo l’atto 'assolutamente inaccettabilè. «I ripetuti lanci di missili dalla Corea del Nord costituiscono una grave minaccia per il nostro Paese e sono una palese violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite» ha detto il premier nipponico Shinzo Abe, ribadendo che il governo di Tokyo continuerà a lavorare con gli Stati Uniti e la Corea del Sud per garantire la sicurezza dei propri confini.
Dal canto suo, il capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha confermato che il missile è rimasto in volo per circa 30 minuti, percorrendo una distanza di 800 chilometri e precipitando nel mar del Giappone, fuori dalla zone economica esclusiva (ZEE), le 200 miglia nautiche dalle linee di base.
Il Consiglio di sicurezza giapponese si è riunito per discutere le misure da adottare a seguito del lancio e per analizzare l’eventualità di impiego di un nuovo tipo di missile balistico. Sia il tempo di volo sia l’inusuale altitudine di 1.000 chilometri raggiunta dal missile potrebbero infatti far ipotizzare un salto di qualità da parte della Corea del nord.
E mentre il presidente coreano ordinava alle forze armate di rafforzare la vigilanza e l’attenzione sugli scenari possibili in base alla robusta alleanza con gli Usa, proprio dalla Casa Bianca è arrivata la dichiarazione ufficiale che allarga lo scenario a Mosca. Il presidente Donald Trump, è detto nella nota, «non può immaginare che la Russia sia contenta» del test missilistico di stamane della Corea del Nord in quanto il missile è caduto molto vicino al territorio russo.
E poi puntualizza che il missile è caduto più vicino alla Russia che al Giappone. La Casa Bianca rimarca poi che gli Stati Uniti mantengono il loro «impegno ferreo» di stare accanto ai loro alleati di fronte alla seria minaccia rappresentata dalla Corea del Nord.
La volontà di coinvolgimento della Russia, e anche della Cina, in un’operazione di accerchiamento diplomatico è stata infine confermata ancora da Shinzo Abe che si è presentato una seconda volta davanti ai giornalisti per dire che «il Giappone sta collaborando strettamente con gli Stati Uniti e la Corea del sud e sta analizzando la situazione per rispondere fermamente ad ogni evoluzione».
Il premier giapponese ha aggiunto che i tre paesi cooperano con Cina e Russia per fare pressione sulla Corea del nord affinchè si attenga alle risoluzioni delle Nazioni Unite e metta fine ad ulteriori test missilistici e nucleari.
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