ROMA. Yuri Guaiana, attivista dell'associazione radicale 'Certi Diritti', è stato fermato dalla polizia a Mosca mentre si stava recando alla procura generale per consegnare le firme raccolte dalla petizione contro il trattamento dei gay in Cecenia. Lo fanno sapere il segretario dell'associazione Leonardo Monaco e Marco Cappato. Guaiana si trova ora in una caserma della polizia. Il consolato italiano, twitta il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, è stato subito attivato dalla Farnesina e si sta recando sul posto per assistere il connazionale. Quattro attivisti russi sono stati fermati dalla polizia mentre portavano alla procura generale di Mosca oltre due milioni di firme - raccolte in forma digitale - per chiedere l'apertura di un'indagine sulle presunte persecuzioni dei gay in Cecenia. Lo fa sapere Open Russia, l'organizzazione fondata dall'ex oligarca e capo della Yukos Mikhail Khodorkovsky. Gli attivisti sono Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko. Con loro anche l'italiano Yuri Guaiana. "Siamo in contatto con la Farnesina che sta seguendo la vicenda di Yuri Guaiana e gli avvocati sul posto, sappiamo che Yuri sta bene e conosciamo le coordinate della caserma dove è trattenuto. A breve aggiornamenti", afferma Leonardo Monaco. L'associazione 'Certi Diritti' riporta quanto ha dichiarato Guaiana prima di essere fermato: "Siamo qui per consegnare più di 2 milioni di firme al procuratore generale. Non è mai avvenuto prima - ha detto Guaiana -, molta della popolazione cecena chiede che si faccia un'inchiesta efficace e che si fermino subito arresti, torture e uccisioni di gay. I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, né in Cecenia né da nessun'altra parte". "Le notizie dalla Cecenia e quello che è successo oggi in Russia desta preoccupazione", dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando nel corso di una conferenza stampa in Senato sulle Unioni civili facendo riferimento alle notizie delle persecuzioni contro i Gay in Cecenia e agli arresti dei quattro attivisti avvenuti questa mattina in Russia. "Non si tratta di questione di altri - sottolinea Orlando - perché forme di democrazia autoritaria sono riferimento anche per forze che agiscono nel nostro Paese". Il ministro afferma inoltre che "ci sono forze omofobe anche in Europa" e in riferimento alla legge sulle Unioni civili fa notare: "Siamo riusciti a fare una cosa che va in direzione opposta, stiamo facendo passi avanti in un mondo che fa passi indietro".