SYDNEY. Nel nome dello slogan un po' 'trumpiano', "Australians first", "il lavoro prima agli australiani", il governo conservatore di Canberra ha annunciato una duplice stretta sui visti di lavoro permanenti per gli stranieri e sulla cittadinanza: un provvedimento che nelle intenzioni dichiarate dal primo ministro, Malcolm Turnbull, "porrà i valori australiani al cuore delle procedure per la cittadinanza".
Questo in un Paese fondato sull'immigrazione dove, all'inizio del 2016, secondo il rapporto Migrantes, risultavano residenti 142.000 italiani e che ogni anno riceve 25.000 nostri concittadini fra turisti, studenti in trasferta, ma anche in cerca di lavoro.
Chiave di volta del cambio di marcia sarà il '457', noto a chiunque abbia lavorato in Australia: il programma tipo per stranieri, con una durata di due o quattro anni che molti ha alla fine premiato con la residenza permanente.
Viene abolito, per favorire i lavoratori già cittadini australiani. D'ora in poi, fa sapere il governo di Canberra, si chiamerà Temporary Skills Shortage (Carenza temporanea di competenze) e sarà concesso solo per una circoscritta rosa di professioni specializzate, di cui ci sia "temporanea" scarsità di manodopera.
Per il visto di due anni, quello più accessibile, si riducono a 436 le professioni per le quali si può fare domanda rispetto alle 651 attuali, con la stralcio di ben 216 qualifiche, e non prevede che si possa chiedere un visto di lavoro permanente. Le regole d'accesso saranno più severe, con esami di inglese più stringenti e una maggiore selezione.
I critici del "programma 457", al quale accedono ogni anno 550 italiani secondo l'associazione 'Just Australia' che assiste sul posto i connazionali, avevano accusato il sistema di favorire i lavoratori stranieri e di aver favorito abusi, fornendo a datori di lavoro senza scrupoli il pretesto per pagare dei dipendenti con salari che un australiano non avrebbe accettato.
"Siamo un Paese che è fondato sull'immigrazione, ma i lavoratori australiani devono avere la priorità", ha detto Turnbull. Secondo le statistiche ufficiali del governo, lo scorso anno erano 95.758 le persone che risiedevano in Australia con visti 457, la maggioranza delle quali provenienti dall'India (24,6%), dal Regno Unito (19,5%) e dalla Cina (5,8%).
Ma il giro di vite riguarda anche la concessione della cittadinanza e quindi del passaporto: gli aspiranti, oltre a sottostare a maggiori controlli di polizia, dovranno dimostrare la propria integrazione nella società, di avere un posto di lavoro, di pagare le tasse, di essere iscritti ad associazioni e di assicurare la frequenza a scuola dei propri figli.
Se prima bastavano quattro anni di residenza, di cui almeno uno con visto permanente, ora ci vorranno 4 anni di residenza permanente, prima di poter fare la richiesta. Sarà inoltre abolito il sistema corrente che permette un numero illimitato di tentativi di superare il test di cittadinanza: dopo tre tentativi falliti il candidato dovrà attendere due anni per riprovare.
Secondo Just Australia, "questi cambiamenti hanno sconvolto la comunità italiana in Australia, molto molto numerosa. Si calcola che in Australia (tra vecchi e nuovi migranti) vivano circa un milione di italiani. In tantissimi hanno commentato le novità su Facebook, definendo "razzisti" i nuovi provvedimenti", ha dichiarato Just Australia.
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