IL CAIRO. Il Cairo si è svegliata stamattina con visibili effetti dello Stato di emergenza decretato ieri sera dal presidente Abdel Fattah Al Sisi dopo le bombe della Domenica delle Palme che, rivendicate dall'Isis, hanno fatto almeno 47 morti e 126 feriti in due chiese copte a Tanta ed Alessandria, sul Delta del Nilo. Il bilancio aggiornato viene dato dal principale quotidiano governativo Al Ahram mentre i pendolari stamattina hanno dovuto fare una lunga deviazione per aggirare il ponte "6 Ottobre" chiuso al traffico. A Zamalek, il già superprotetto l'isolotto sul Nilo, "centro del centro" della città, una trafficata via che passa davanti alla chiesa copta della Vergine Maria stamattina era chiusa. Anche altrove si notano misure di sicurezza rafforzate davanti a hotel, edifici pubblici e alla centralissima piazza Tahrir. Militari con passamontagna sono vicini all'ambasciata britannica, sempre molto protetta anche con sbarramenti in cemento ma raramente in maniera così appariscente. La Presidenza della repubblica ha annunciato un lutto nazionale di tre giorni, riferisce sempre Al Ahram. Intanto arriva la conferma che il viaggio di fine aprile di papa Francesco al Cairo si farà. "Gli attentati contro i copti in Egitto sono anche "un attacco al dialogo, alla pace. E credo anche un messaggio indiretto a chi governa il Paese, contro la minoranza di cristiani che in qualche modo, negli ultimi tempi, ha trovato più libertà". Lo afferma al Corriere della Sera l'arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di stato vaticana, che assicura: "Non c'è dubbio che il Santo Padre manterrà il proposito di andare. Ciò che è accaduto provoca turbamento e una grande sofferenza, ma non può impedire lo svolgimento della missione di pace del Papa". "Fin dall'inizio dell'apparizione dell'Isis - spiega mons. Becciu - il Papa ha voluto distinguere gli atti di terrorismo compiuti da fanatici esaltati dalla religione in sé. Si è sempre rifiutato di associare l'Islam come tale al terrorismo. Terroristi potranno essere alcuni islamici deviati, ma non la religione. E questo gli ha guadagnato la riconoscenza dei musulmani, per l'onestà delle sue posizioni". "Molte autorità islamiche - aggiunge - hanno incontrato il Pontefice per ringraziarlo e molte altre gli hanno scritto ammirati per la sua autorevolezza morale. Un atteggiamento che ha propiziato anche il riavvicinamento con Al Azhar, dopo che nel recente passato vi erano stati momenti un po' difficili, nei rapporti con la Santa Sede".