Lunedì 23 Dicembre 2024

Nuovi raid aerei in Siria, salgono a 72 i morti. Trump sfida Assad: oggi la risoluzione Onu

BEIRUT. Nuovi raid aerei sono stati compiuti nelle ultime ore nel nord-ovest della Siria, nell'area colpita ieri dal presunto attacco chimico attribuito alle forze governative. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), non si hanno ancora bilanci esatti dei nuovi bombardamenti ma sale intanto a 72 il bilancio dei raid compiuti ieri su Khan Shaykhun. Sono 20 i bambini morti nei raid compiuti ieri su Khan Shaykhun: lo ha reso noto l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) rivedendo così al rialzo il bilancio di 11 bimbi deceduti comunicato nelle ore successive alla strage. Tra le 72 vittime, ha aggiunto l'organizzazione che ha sede nel Regno Unito, ci sono anche 17 donne. "Le prime analisi indicano che" quello di ieri nella provincia di Idlib, in Siria, "è stato un attacco chimico. Le invieremo all'Organizzazione mondiale della sanità". Lo ha detto il ministro della Salute turco, Recep Akdag, spiegando che 30 feriti sono ora ricoverati negli ospedali di Gaziantep, nel sud-est della Turchia. Almeno altri 2 feriti che erano stati trasportati ieri in Turchia sono invece morti. Subito dopo l'attacco, Ankara aveva inviato in Siria 30 ambulanze, fornendo alle squadre di medici in servizio al valico di frontiera di Cilvegozu un equipaggiamento straordinario per il trattamento di feriti da agenti chimici. Sull'attacco in Siria pesano intanto le parole di Donald Trump che ha definito "intollerabile" l'attacco con armi chimiche nella provincia siriana di Idlib, invitando il mondo civilizzato a non chiudere gli occhi, a non ignorare quanto accaduto. Con il capo della diplomazia Usa, Rex Tillerson, che punta il dito anche contro la Russia e l'Iran: "Hanno grandi responsabilità morali", ha affermato il segretario di stato. Adesso sono in molti a prevedere una svolta nella strategia di Trump in Siria, anche a costo di entrare in rotta di collisione con Mosca e Teheran, finora alleati nella lotta all'Isis. Il presidente americano potrebbe essere infatti tentato dal cambiare atteggiamento nei confronti del regime di Assad, che continua ad essere appoggiato dal Cremlino e dal regime degli ayatollah. Fin dai tempi della campagna elettorale per le presidenziali Usa il dittatore siriano non è mai stato l'obiettivo numero uno del tycoon: per lui la cosa più importante - come ripetuto più volte - è sempre stato il contributo dato dal governo siriano alla guerra contro lo stato islamico. E se oggi Trump attribuisce gran parte della grave situazione alla linea troppo morbida di Obama, in realtà per mesi ha accusato il suo predecessore di chiedere insistentemente il passo indietro di Assad. Un passo indietro che non c'è mai stato e che adesso il nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe pretendere, sfidando soprattutto Putin.

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