NEW YORK. Sempre più ossessionato dalla teoria del complotto e letteralmente infuriato con il suo staff per come sono stati gestiti il caso Sessions e gli sviluppi del sempre più imbarazzante 'Russiagate'. Cosi' viene descritto in queste ore Donald Trump che, nonostante la bufera scatenata dai suoi tweet contro Barack Obama, non molla. E chiede al Congresso di indagare sull'ex presidente per possibile abuso di potere. Il riferimento e' ai telefoni della Trump Tower di Manhattan che l'ex presidente - secondo il tycoon - avrebbe messo sotto controllo un mese prima delle elezioni. Si tratta pero' di una tesi non supportata finora da alcuna prova. E stroncata, tra gli altri, dall'ex numero uno dei servizi Usa James Clapper: non c'e' stata alcuna attivita' di intercettazione nei confronti di Donald Trump - ha detto in un'intervista alla Nbc - ne' quando era candidato ne' da presidente eletto ne' da presidente. E nessuna intercettazione e' stata ordinata dalla corte federale contro la sua campagna: "Lo avrei saputo", assicura Clapper, che fino allo scorso 20 gennaio era il Director of the National Intelligence, a capo di tutte le agenzie di spionaggio federali. Cosi' non solo i democratici bollano l'uscita 'complottista' del presidente americano come "ridicola": "un insulto ad Obama", stigmatizza la leader dem alla Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi. Ma anche tra i repubblicani serpeggia un certo nervosismo per un'offensiva contro l'ex presidente poco chiara: "La Casa Bianca deve spiegare a cosa esattamente ci si riferisce", afferma il senatore Marco Rubio, che si dice non disposto a partecipare a una 'caccia alle streghe'. Rubio, tra l'altro, fa parte di una delle due commissioni parlamentari di intelligence a cui - stando a un comunicato della Casa Bianca - Trump vuole chiedere di indagare. Un'inchiesta volta ad appurare possibili indagini nei suoi confronti prima del voto e "motivate politicamente". Il portavoce presidenziale Sean Spicer afferma quindi che ne' la Casa Bianca ne' il presidente commenteranno piu' la vicenda. La linea da portare avanti dopo la tempesta causata dai tweet contro l'ex presidente e' stata decisa sabato notte nella residenza di Mar-a-Lago, in Florida, dove Trump sconvolgendo i suoi programmi originari ha convocato tutti i suoi piu' stretti collaboratori: dal consigliere politico Stephen Miller al suo stratega Steve Bannon. Probabile anche la presenza di Jared Kushner, che con Ivanka Trump era giunto in Florida con il presidente. Quest'ultimo ha visto a cena anche il ministro della giustizia Jeff Sessions e quello per la sicurezza nazionale John Kelly. Uno scambio di opinioni probabilmente voluto anche in vista dell'imminente varo del 'bando bis' sui musulmani. Provvedimento che - affermano in molti - potrebbe arrivare nelle prossime ore.