NEW YORK. Solo pochi giorni fa un Donald Trump sorprendentemente 'presidenziale" lanciava in Congresso l'appello a mettere da parte le polemiche per lavorare uniti nell’interesse del Paese. Ma il suo nuovo weekend nella 'Casa Bianca d’inverno" di Mar-a-Lago, in Florida, è iniziato con un attacco senza precedenti al suo predecessore: Barack Obama è una persona «cattiva e malata», e mi ha intercettato facendo mettere sotto controllo i telefoni della Trump Tower. Un terremoto. La bomba viene sganciata dal presidente americano di primo mattino, con la consueta tempesta di tweet in cui si evocano il Watergate di Richard Nixon e il maccartismo. Le intercettazioni secondo il presidente americano risalirebbero al mese prima delle elezioni, lo scorso ottobre, e avrebbero avuto l’obiettivo di ostacolare la sua corsa verso la Casa Bianca a favore di Hillary Clinton. «Semplicemente falso - replica Kewin Lewis, portavoce di Obama - nessuno alla Casa Bianca ha mai ordinato la sorveglianza di alcun cittadino americano. La regola fondamentale è stata quella di non interferire mai nelle indagini del Dipartimento di giustizia». Dal New York Times al Wall Street Journal, passando per il Washington Post, tutti i principali media Usa sottolineano come le dichiarazioni esplosive di Trump non siano corroborate da alcun elemento concreto. Nessuna prova è stata indicata dal tycoon per motivare il suo attacco. Nè dal suo entourage si spiega al momento se l’uscita shock del presidente si basi su informazioni reali fornite al presidente dall’intelligence o dall’Fbi. Del resto - come evidenzia il Nyt - è improbabile che sia arrivato agli 007 e agli agenti federali un ordine per mettere sotto controllo i telefoni del candidato Trump. Vorrebbe dire che il Dipartimento di giustizia aveva in mano prove sufficienti contro il tycoon da convincere il giudice federale ad autorizzare le intercettazioni. Prove pesanti, riguardanti o gravi reati penali o il sospetto che il candidato fosse un agente al servizio di potenze straniere (vedi la Russia). Si fa invece avanti la convinzione che a scatenare l’ira di Trump (oltre alla frustrazione per gli sviluppi del 'Russiagatè e del caso Sessions) sia stata la lettura di un articolo su Breitbart, il magazine online ultraconservatore fondato dal suo stratega Steve Bannon. Articolo nel quale si riprende la tesi di una radio di estrema destra che da tempo parla di 'colpo di stato silenziosò contro Trump, condotto attraverso una sistematica sorveglianza della campagna del tycoon ordinata dall’amministrazione Obama. «E' legale per un presidente monitorare una elezione presidenziale?», si chiede Trump: «Un avvocato potrebbe mettere in piedi una grande causa». Duro Ben Rhodes, uno dei fedelissimi di Obama: «Solo un bugiardo può montare un caso come questo. Nessun presidente può ordinare un’intercettazione. Queste restrizioni sono state messe in atto per proteggere i cittadini da gente come te», la replica sempre su Twitter dell’ex vice consigliere alla sicurezza nazionale. Intanto la Casa Bianca lavora alacremente per continuare a demolire il più possibile l’eredità di Obama. E una nuova spallata all’agenda verde di quest’ultimo è attesa nei prossimi giorni, col varo di una serie di misure tese a smantellare sia le norme contro l’inquinamento dei gas di scarico delle auto e dei veicoli pesanti sia quelle che limitano le emissioni degli impianti a carbone. Allo studio anche un maxi taglio delle risorse alla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), la principale agenzia federale che si occupa dello studio e della lotta ai cambiamenti climatici.