PARIGI. Come Trump, più di Trump: con Marine Le Pen è il fantasma del presidente americano che si aggira per l'Europa. «I media hanno perso la fiducia del popolo», «ripristineremo i confini nazionali», «azzererò i trattati europei»: il discorso di Marine diventa ogni giorno più radicale, inchieste e isolamento politico non la sfiorano, anzi i sondaggi la danno sempre più forte.
Oggi, a Nantes, comizio con ulteriore escalation di tensione: accuse gravissime a giudici, stampa e avversari politici, difesa dei «patrioti» attaccati dai «teppisti» prima del comizio (c'è stata una fitta sassaiola contro i pullman, un centinaio di individui in passamontagna ha preso di mira i bus tra Rennes e Nantes), esercito più forte, polizia più armata, Francia indipendente e più potente nel mondo. Le inchieste si accavallano, per la prima volta una campagna elettorale in Francia è scandita dai tempi delle indagini giudiziarie.
Ma mentre nel caso di Francois Fillon l'effetto è il crollo della popolarità del rappresentante della destra dei Rèpublicains (un ultimo sondaggio lo dà eliminato al primo turno con il 20%), sul fronte Le Pen sembra sospingere in alto la candidata: 27% stasera per la presidente del Fn, inseguita ormai con il 25% da Emmanuel Macron, che approfitta della propulsione di almeno 5 punti garantita dall'accordo con il centrista Francois Bayrou. Il percorso sembra ormai collaudato: le inchieste sono colpa dei media, Le Monde sostiene la campagna di Macron, i giornali «perdono la fiducia del popolo, che si affida giustamente ad internet per informarsi».
Più le inchieste stringono il cerchio più la campagna contro i mezzi di informazione si inasprisce: è stato anche il caso di Fillon, che in piena tempesta 'Penelopegatè ha attaccato frontalmente il Canard Enchainè che aveva fatto emergere lo scandalo della moglie sua assistente parlamentare accusandolo di «menzogne».
Per Marine Le Pen, ormai, i guai giudiziari non sono soltanto quelli degli impieghi fittizi all'Europarlamento di Catherine Griset - sua capo di gabinetto ed ex cognata - e della guardia del corpo Thierry Lègier, anche lui «promosso» assistente parlamentare a Strasburgo. Da ieri è fragorosamente esplosa anche l'inchiesta a carico di Frèdèric Chatillon, l'uomo chiave delle campagne elettorali 'Bleu Marinè, accusato anche lui di frode e uso improprio di fondi pubblici.
L'atteggiamento di Marine Le Pen è quello di aperta sfida alla magistratura: mercoledì scorso, in risposta a una convocazione come testimone, ha spedito una lettera in cui annuncia che non si farà vedere dagli inquirenti fino ad elezioni concluse. Oggi Jean-Jacques Urvoas, il ministro della Giustizia, intervistato da Le Journal du Dimanche, ha confermato che «non ci sarebbe alcuna giustificazione» per quella che il Front National sembra considerare una «tregua elettorale» nelle inchieste.
Intanto, anche sul fronte interno al Fn non tutto sembra calmo, con l'uomo politicamente più influente negli ultimi anni, Florian Philippot, numero 2 del partito considerato il più disponibile al dialogo, che con la svolta radicale delle ultime settimane sarebbe sempre più emarginato. Ma tutto questo non si riflette nei sondaggi, nei quali Marine Le Pen continua a svettare, inseguita da un Macron che sembra, a due mesi dal voto, il suo più probabile avversario e lo sfidante al ballottaggio.
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