NEW YORK. L'annunciato attacco di Donald Trump ai diritti della comunità Lgbt è arrivato. Con un colpo di spugna la sua amministrazione ha eliminato le linee guida antidiscriminazione che erano state varate da Barack Obama per proteggere gli studenti transgender.
Direttive in base alle quali a questi ultimi nelle scuole pubbliche era permesso di usare bagni e spogliatori in base alla propria identità di genere e non in base al sesso di nascita. Si tratta del primo vero e proprio scossone all'eredità di Obama in campo dei diritti civili, e la paura di molti è che possa essere solo l'inizio di una offensiva molto più vasta dell'amministrazione Trump, che potrebbe arrivare - temono alcuni - a toccare anche la storica legalizzazione delle nozze gay.
La decisione sui bagni degli studenti transgender è stata trasmessa a tutti gli istituti scolastici pubblici in una lettera di due pagine che inizia con la formula 'caro collega", firmata dalla ministra dell'istruzione Betty DeVos. Lettera in cui si parla di «confusione legale e giuridica» che ha portato all'emanazione delle linee guida dell'era Obama.
Nella missiva non si indicano nuove direttive, ma si parla del ruolo che i singoli stati Usa e i singoli distretti scolastici devono avere nel disegnare le giuste politiche. Eppure la decisione è stata presa dopo un duro scontro all'interno dell'amministrazione Trump, con la ministra DeVos che fino all'ultimo - raccontano fonti repubblicane ai media - si è opposta alla mossa anti-transgender, affermando di non essere d'accordo.
Ma di fronte si è trovata la determinazione del presidente Trump in persona ma soprattutto del ministro degli interni Jeff Sessions, notoriamente contrario ad ogni tipo di progresso sul fronte dei diritti di gay, lesbiche e transgender. DeVos, alla fine, si sarebbe trovata di fronte all'alternativa di sfidare Trump in persona o di cedere. Ed ha ceduto.
Immediata la durissima condanna della comunità Lgbt e delle associazioni per la difesa dei diritti civili che accusano il presidente di aver tradito la promessa fatta in campagna elettorale di non intervenire in questo campo e di violare in questo modo i diritti umani.
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