ROMA. Sicurezza, 'fake news', impegno civile e inclusività. In un manifesto pubblicato, naturalmente, sulla sua pagina Facebook, Mark Zuckerberg risponde alle critiche e difende la globalizzazione. Oltre 6mila parole che, nonostante il giovane milionario abbia esplicitamente smentito le sue ambizioni politiche, suonano come un discorso da futuro presidente degli Stati Uniti. Donald Trump e la Brexit non sono mai nominati direttamente ma la lettera del fondatore di Facebook è un inno «all'unità degli esseri umani contro le divisioni», «al valore della comunità contro la polarizzazione» e «all'uguaglianza contro il divario sociale». Un programma un pò vago dal punto di vista politico ma chiarissimo su un punto: il faro che ci guiderà verso l'uscita dal tunnel è Facebook. «Il progresso ha bisogno che l'umanità sia unita non soltanto in quanto città e nazioni ma come una comunità globale», scrive un ispirato Zuckerberg. «Facebook esiste per farci essere più vicini e costruire una comunità globale. Quando abbiamo cominciato, quest'idea non era controversa, eppure adesso in tutto il mondo ci sono popoli lasciati indietro dalla globalizzazioni e movimenti che vogliono ritirarsi dalla connessione globale», prosegue il fondatore di Facebook che prosegue indicando gli obiettivi, ambiziosi, del suo social media: sviluppare le infrastrutture sociali della comunità per sostenerci, garantirci la sicurezza, informarci.... E qui arrivano le note dolenti perchè di recente Facebook è stato spesso attaccato sulla diffusione e amplificazione di 'fake news'. Zuckerberg si dice «preoccupato per il sensazionalismo dei media» e promette che Facebook farà di tutto per mettervi un argine assicurandosi che chi vuole condividere un articolo o una notizia nella sessione News Feed l'abbia prima letta. Basterà? Intanto nella lettera si elogia l'importanza dell'«accuratezza dell'informazione» e di un'industria «forte» che continui ad analizzare le notizie. Paradossalmente quell'industria, alla quale Zuckeberg promette il suo aiuto, che proprio proprio a causa di Facebook e Google soffre per i mancati introiti pubblicitari.